LA STREGONERIA

STREGHE E STREGONERIA

Jung afferma che le streghe sono una proiezione dell'anima maschile, cioè dell'aspetto femminile primitivo che sussiste nell'inconscio dell'uomo. Le streghe materializzano quest'ombra odiosa, di cui non possono liberarsi, e assumono al tempo stesso una potenza terribile. Per le donne, la strega è il capro espiatorio, sul quale esse trasferiscono gli elementi oscuri delle pulsioni. Ma tale proiezione è in realtà una partecipazione segreta alla natura immaginaria delle streghe. Finché le forze oscure dell'inconscio non assurgono alla chiarezza della conoscenza, la strega continua a vivere in noi. Jung ha osservato che l'anima è spesso personificata da una strega o da una sacerdotessa, perché le donne hanno più legami con le forze oscure. La strega è l'antitesi dell'immagine idealizzata della donna.

La principale funzione dello stregone era di fare magie a persone a cui, per qualsiasi ragione, voleva del male. Egli richiamava su di esse la maledizione dell'inferno, come il sacerdote chiede la benedizione del cielo. Mediante il patto col diavolo, lo stregone procurava beni materiali e vendette personali, in contraddizione con la legge di Dio; oppure si dedicava alla divinazione attraverso ogni genere di procedimenti, alla ricerca di segreti della natura per ottenere poteri magici, sempre in opposizione alla legge cristiana. Le frontiere tra la scienza e la magia passavano soprattutto attraverso la coscienza morale. Numerosi santi, precursori della ricerca scientifica, furono presi per stregoni, poiché erano giudicati solo dalle apparenze.

La stregoneria è un insieme di pratiche e credenze che mirano al controllo di forze occulte malefiche, per procurare malattie, morte, rovina. Appare dunque come una forza da controllare, la quale fa parte di una struttura sociale che ammette una continuità fra le due componenti della coppia anima-corpo. L'individuo risulta come una combinazione di maschere, ciascuna dotata di forza, le quali a volte possono separarsi fra loro, sdoppiandosi per dare luogo a fenomeni tipici della stregoneria, quali la danza diabolica e il rito magico.

Nel XX secolo il fenomeno della stregoneria è stato oggetto di approfonditi studi antropologici sia nei suoi sviluppi storici, che nelle sue manifestazioni attuali. Mary Douglas afferma che "la strega attacca e inganna; essa usa ciò che è impuro e potente per nuocere a ciò che è puro e debole". L'autrice riprende altresì le tesi di E.E. Evans-Pritchard, il quale proponeva una distinzione fra i termini di "witchcraft" e di "sorcery": l'uno indicherebbe il potere malefico involontario, mentre l'altro l'uso della magia per danneggiare il prossimo. La Douglas arricchisce la distinzione sostenendo che "witchcraft" indica tutte le forme di credenze in parole magiche, fascinazioni con il malocchio e azioni di stregoneria, dunque il potere psichico interno; mentre "sorcery" è interpretato come il potere di fare sortilegi mediante simboli esterni, siano essi parole o incantesimi o pozioni. In italiano si potrebbe rendere la sfumatura con i termini di stregoneria e di magia o sortilegio. In spagnolo potremmo pensare a "bruja" e "saga".

Julio Caro Baroja sostiene che la realtà della strega è socialmente determinata: si è streghe per effetto di relazioni specifiche, che collegano l'individuo all'ambiente fisico e mentale che lo circonda. Egli sostiene inoltre che vi è una credenza attiva nella stregoneria - ciò che credono le streghe - e una credenza passiva - ciò che si crede sulle streghe. Il primo aspetto indica la possibilità di compiere atti magici, malèfici o benèfìci, sotto la protezione di numi, quali Ecate, Diana ecc. Il secondo invece suggerisce la possibilità di compiere atti malèfici sotto il vassallaggio del diavolo e il culto a lui dedicato. Baroja si appoggia infine alla tesi di Jules Michelet, secondo cui nel mondo medievale, pieno di orrori, di ingiustizie e di arbitrarietà, la strega era un prodotto della disperazione del popolo, che trovò in essa l'unica personalità che potesse rimediare ai suoi mali fisici e morali .

Elisa Facchini

ANIMALI

L'animale rappresenta, in quanto archetipo, gli strati profondi dell'inconscio e dell'istinto. E' simbolo dei princìpi e delle forze cosmiche, materiali e spirituali. Gli animali, che intervengono spesso nei sogni e nelle arti, realizzano identificazioni parziali con l'uomo, con aspetti e immagini della sua natura complessa. Essi sono lo specchio delle sue pulsioni profonde e dei suoi istinti. Ognuno di essi corrisponde a una parte di noi stessi, integrata o da integrare nell'unità armoniosa della persona. L'animale che rappresenta la psiche istintiva dell'uomo può divenire pericoloso quando non sia assunto nella vita dell'individuo. L'accettazione dell'anima animale è la condizione dell'unificazione dell'individuo e della pienezza del suo sviluppo .

Gli animali citati in Aura hanno valori simbolici particolari, legati alla magia:

- il coniglio: animale riproduttore per eccellenza;

- il topo: animale ctonio, rappresenta l'aspetto sotterraneo della comunicazione col sacro. Viene usato per la divinazione presso numerosi popoli dell'Ovest africano;

- il gatto: la sua simbologia è molto eterogenea e oscilla tra tendenze malefiche e benefiche, forse per il suo atteggiamento dolce e sornione. Il gatto nero possiede qualità magiche; nella tradizione musulmana, la sua carne viene mangiata per liberarsi dalla magia; la milza, avvicinata a una donna che ha le mestruazioni, è capace di fermarle; il sangue viene utilizzato per scrivere incantesimi potenti. Ha sette vite. In molte altre tradizioni esso è simbolo dell'oscurità e della morte ;

- il capretto: è simbolo dell'iniziato, che, al termine della propria corsa terrena, si identifica con il suo dio .

Elisa Facchini

PIANTE ED ERBE

Le piante rappresentano l'energia solare. Captano le forze ignee della terra e ricevono l'energia solare. Esse accumulano questa potenza, da cui derivano le loro proprietà guaritrici e il loro impiego in magia. Quale manifestazione della vita, esse sono inseparabili sia dall'acqua sia dal sole.

Dal canto loro le erbe, simbolo di tutto ciò che è curativo e vivificante, ridonano salute, virilità e fecondità; le loro virtù medicinali sarebbero state scoperte dagli dèi. Esse sono spesso l'occasione di teofanie delle divinità fecondatrici: facilitano il parto, accrescono il potere generativo, assicurano fertilità e ricchezza. Per questo si raccomandava persino di offrire loro sacrifici animali.

Le piante citate nel testo di Fuentes rivelano un uso magico:

- belladonna: pianta erbacea perenne, i suoi frutti sono bacche nere velenose. Di essa si usano a scopo terapeutico le radici, che contengono vari alcaloidi, fra cui l'atropina, la giusquiamina, la scopolamina, aventi proprietà antispasmodiche ed anestetiche ;

- dulcamara: cresce nei luoghi umidi; le sue foglie emanano un odore sgradevole ed hanno un sapore prima dolciastro, poi amaro. E' velenosa tutta la pianta tranne i rami giovani, usati per preparare tisane diuretiche e depurative;

- evònimo: genere di piante con foglie cadùche o persistenti; la corteccia, le foglie e i frutti hanno forte azione purgativa. La polvere ottenuta dai frutti disseccati è attiva contro i parassiti e la scabbia ;

- giusquiamo: genere di piante erbacee, annuali o perenni. Tutte le specie sono velenose per la presenza nelle foglie, semi e radici, di alcaloidi differenti, quali la scopolamina, l'atropina, la josciamina. Ha proprietà sedative .

Elisa Facchini

PRATICHE, OGGETTI, NUMERI, COLORI

Il sacrificio: è un atto di offerta, di separazione e di distacco, un segno di sottomissione, di pentimento, di obbedienza e di amore. Nella magia è praticato nei rituali con un animale che abbia un determinato colore e in un momento preciso della giornata;

- feticcio: dal lat. facticius, "idolo fatto a mano". Ciò che lo differenzia da un semplice incantesimo, da una pozione o da una polvere magica, è che esso dà luogo a sacrifici dedicati a una potenza: se non è stato messo in contatto con essa, non funziona. Affinché esso agisca, è necessario pronunciare formule magiche ;

- specchio: è inquietante, in quanto collegato con il diavolo e con la stregoneria. Il suo riflesso rinvia all'imitazione, che riflette l'originale e ne è simulacro - come fa il diavolo, che emula Dio ;

- cerchio: è la forma perfetta. Collegato ad esso è l'ostia, simbolo della vittima per la redenzione ;

- il numero 2: è l'idea della coppia, l'emblema dell'equilibrio e, al tempo stesso, del conflitto fra bene e male. E' il segno dell'ambivalenza e dello sdoppiamento: fra il maschile e il femminile, la materia e lo spirito, la vita e la morte, il giorno e la notte, la luce e la tenebra; implica sempre la complementarità. Nella stregoneria il doppio può essere separato dal corpo attraverso operazioni magiche, ma si separa automaticamente durante i sogni ;

- il colore nero: è indice delle tenebre, della passività assoluta, dello stato di morte, della confusione e del disordine. Simbolo del diavolo e degli inferi, è spesso associato al rosso e contrapposto al bianco. Nelle specie animali collegate con il profetismo e la divinazione, si sceglie per i sacrifici l'animale nero perché rappresentante assoluto della sua specie;

- il colore bianco: è il colore che accompagna i riti di passaggio e d'iniziazione. Segna il trionfo del giorno sulla notte. In alcune culture rappresenta l'idea che la morte precede la vita ed è indice di lutto .

Elisa Facchini

 

 

Presentazione - Tempo - Spazio - Simboli - Personaggi - Elementi femminili e maschili - Bibliografia