Università Cattolica del Sacro Cuore

Umberto Eco gran cerimoniere di Berlinguer

Nei giorni scorsi è apparsa la notizia che il ministro Berlinguer, evidentemente sospettoso nei  confronti dei suoi ordinari consulenti ai quali non deve aver perdonato la figuraccia del concorso a quiz per trovare gli insegnanti più bravi, ha chiesto aiuto. Già perché «un conto è disegnare l´architettura del sistema scolastico», fin qui evidentemente ci arrivano anche loro, «altro invece è dire quali saranno i nuovi saperi», o perbacco.  Per questo dopo il lavoro dei 44 saggi i quali, udite udite, hanno pensosi raccomandato essenzialità e messo in guardia dall´enciclopedismo, per riempire di contenuti i curricula della nuova scuola dal primo anno di base fino ai licei il napoleonico ministro confessa, in un moto di umiltà (o sarà il massimo della superbia?): «Abbiamo chiesto aiuto a un grande intellettuale». E così Umberto Eco, perché è lui il Grande Intellettuale, pur professando, testuale e civettuolo, «estraneità e incompetenza» rispetto alle aule scolastiche, ha detto «obbedisco!» e si è già messo al lavoro.

A maggio deve aver finito, perché bisogna concedere qualche settimana anche al parlamento nevvero per la formalità dell´approvazione in modo che a settembre, il ministro non ha dubbi, la riforma possa andar a regime. Proprio vero, Dio li fa e poi li accoppia. Altro che ministro Casati, altro che Gentile. Qui in due mesi si rifà la scuola, e non sapendone niente prima. Roba da Guinness dei primati. Come siamo fortunati in Italia ad avere un così Grande Intellettuale, al servizio di un così Grande Ministro poi. Quando si dice lo Stellone! Che speriamo ci assista anche dopo, però. Perché è vero che per ora abbiamo solo qualche anticipazione giornalistica delle idee del Grande Intellettuale espresse in un convegno sulla autonomia scolastica (?!), ma già ci preoccupano. Lieti dunque se saremo smentiti, osserviamo che gli obiettivi polemici del Nostro sembrano vecchiotti e poco incisivi. A prendersela col nozionismo della storia degli avvenimenti e con le date non ci si mettono più non dico gli storici, nemmeno i pedagogisti. Acquisita è pure l´utilità della interdisciplinarietà, riconosciuta l´importanza dei dati della storia materiale (come si fanno le navi o le piramidi). Ma fin qui, pazienza.  Preoccupa di più l´affermazione che «si devono fondere meglio conoscenze e competenze: cioè il saper fare qualcosa e il conoscerne la ragione».

Illustrare la geometria di Euclide in astratto può lasciare indifferenti, ma se spiegata in riferimento alle piramidi (dopo si vede che non serve più) «allora, conoscenze e competenze si saldano in modo giocoso». E quando una utilità immediata e pratica non si trovi? O non trovi tutti d´accordo? Niente riferimenti alla fisica teorica, alla filosofia, men che meno alla religione? O, poiché Eco vuole anche, con riferimento a Internet ma con affermazione inevitabilmente estensibile, la «selezione delle informazioni», solo agli indirizzi approvati da lui? E l´analisi grammaticale come la faremo diventare giocosa? E in generale la fatica insita in qualunque esercizio di apprendimento? La combinazione che sembra di intravvedere fra echi roussoviani e privilegiamento dell´homo faber (a proposito, le lingue morte si giustificheranno forse per qualche loro relitto negli articoli da giornale) sembra a sua volta rinviare a una sorta di spontaneità dell´apprendimento combinata con un armonioso enciclopedismo delle conoscenze nel docente, entrambe molto dubbie e di una modernità del tutto superata dalla sua crisi. 

Educare ha nella sua radice l´idea dell´e/ducere, del condurre fuori, ma il docente non è un incantatore, né un seduttore narcisista che mostra la sua bravura.

È qualcuno che guida verso un sapere al cui servizio egli stesso procede, consapevole che ogni società necessita di una formazione che è al tempo stesso limite e opportunità, e che il suo lavoro sarà compiuto quando avrà fornito una mappa sufficientemente dettagliata e critica perché i suoi allievi sappiano maneggiarla da soli.  Eco pone il problema della selezione delle informazioni. Già, qui sta il problema, di quali siano i criteri con cui metterle in forma, dunque come formare i ragazzi. Ma su questo nulla dice. Aspettiamo, se ce ne sono, notizie.


07/03/2000