Università Cattolica del Sacro Cuore

Se si butta in politica pure Sanremo

Tutto scorre, era convinto l´antico filosofo e assicurava, non ci si può bagnare due volte nelle stesse acque. Ma quando mai? Pippo Baudo è la prova del contrario. Nelle acque di Sanremo lui, che già si è bagnato, si bagna e bagnerà. E con lui tutti noi anche quest´anno, come ogni anno, andiamo a bagno. Perché si può provare a cambiare la sagoma del Festival, affidandolo a Fabio Fazio a esempio, o invitare - accadde tanti anni fa - Louis Armstrong a cantare. Ma è inutile, il Festival è quello che è e logora tutto quel che non riconosce come simile a sé. Non per niente in questi giorni hanno tirato fuori dal freezer persino Nilla Pizzi esibendola su tante reti, e senza fatica ce la ritroviamo contemporanea. Anzi, più simpatica e ironica di allora, capace persino di tener testa alle domande più ribalde delle Iene. E dunque in queste acque immergiamoci anche noi voluttuosamente. Ma sì, è vero che tutto scorre e che noi non siamo più quelli che eravamo, ma se ci piace ogni tanto illuderci e metterci con successo alla ricerca del tempo perduto, se vogliamo riassaporare i sapori d´una volta, tutti gli anni di questa stagione, lo possiamo fare con sicurezza, e senza vergogna ritornare alle sensazioni di quel tempo di nostra vita mortale, quale che sia, che preferiamo. Già, perché il bello è che lo possiamo fare senza quella vergogna che ci prenderebbe a esibire la nostra segreta nostalgia in altri contesti. Perché fa parte del Festival pure il fatto che lo si possa, anzi debba, criticare e disprezzare pubblicamente, che in faccia a esso ci si possa, anzi debba, dimostrare tutti evoluti e consapevoli, superiori. Pronti a sogghignare davanti agli entusiasmi di Baudo, alla pochezza di qualche cantante, alle preoccupazioni esibitorie delle vallette: la bruna sempre di tre quarti perché si possano meglio apprezzarne gli argomenti, la bionda tanto per bene e mamma per di più. E via così. È una liberazione collettiva, una festa, ma cui si partecipa come se si fosse lì per caso. Sai, come ogni sera stavo rileggendo “La critica della ragion pura” di Kant in tedesco ma erano i passi meno stimolanti. Non mi prendevano, e allora ho acceso la televisione. E il telecomando non funzionava, o l´antenna. Insomma c´era solo Raiuno, e ho dovuto sorbirmi il Festival. Ma davvero! Persino il giornalista più snob in circolazione, Ferrara, direttore del “Foglio”, non ha saputo resistere alla tentazione. E ha ceduto al richiamo del Festival. Si è inventato infatti una virtuosa indignazione nei confronti di Benigni promettendo lanci di ortaggi. E tutti subito a riprendere l´argomento. E sarà giusto condannare come mascalzonata la promessa di Ferrara, o lo sarà invece divertirsi a veder sbeffeggiato il beffardo giullare? Sarà di destra o di sinistra mettere in discussione a colpi di cavolo la bella statuina della Cultura Italiana, e più politicamente corretto difendere la libertà d´espressione del comico o quella del pubblico che lo contesta? Che bello poter discutere di niente, ma sempre restando superiori. Quegli inglesi che ci vengono portati tanto volentieri a esempi di superiore civiltà per lasciarsi andare hanno istituzionalizzato la sbronza a fine settimana, o alla partita. Ma via, siamo molto meglio noi, che lavoriamo tutto d´immaginazione e ci divertiamo con sotterranea e generale complicità da cinquant´anni senza far male a nessuno davanti al palco di Sanremo. E siamo così bravi a fingere che gli altri vengono a vederci: centinaia di giornalisti da tutto il mondo. E credono che davvero ci importi del Festival. Ma non lo sanno che noi siamo superiori?

07/03/2002