Università Cattolica del Sacro Cuore

Ma quanta pazienza con quei «ragazzi»

Ricordo un´intervista a Maradona. Diceva «meglio esser cattivo che poverino», e dietro ci si vedeva tutta la rivalsa di chi era nato tra gli ultimi della Terra. Chissà come deve sentirsi in questi giorni Berlusconi, che non vuole né può esser cattivo, ma certamente odia apparire poverino. Non certo per un´infanzia disagiata, piuttosto per la grandezza dei suoi stessi successi. Quelli che i suoi avversari addirittura amano ingigantire per meglio giustificare la loro incapacità di sconfiggerlo e che comunque gli hanno assicurato un posto nella storia d´Italia. L´invenzione della televisione commerciale alla maniera italiana, quella di Forza Italia, di due coalizioni di governo, bastano e avanzano. E mettiamoci pure, accanto all´intelligenza, la tenacia, l´abilità mediatoria, la forza comunicativa combinate in un mix che ne fa un governante d´una specie nuova nel nostro Paese. E ora quelli che più gli devono, quelli che mai avrebbero saputo trovare un punto d´incontro vittorioso senza di lui, lo stanno mettendo in difficoltà. Li ha chiamati ragazzi, da lasciar sfogare. Credo che la parola in cuor suo fosse bambini. Bambini capricciosi e insaziabili, bravi a romper il giocattolo del governo che non sanno far funzionare, e dispettosi. Bossi che riesce a irritare quasi tutta l´opinione pubblica, e le forze sociali, e la Chiesa, con le sparate sulle cannonate agli immigrati, e i suoi luogotenenti che esportano il danno prendendosela in maniera becera coi tedeschi, che chissà quanto gradiscono i leghisti delle località turistiche venete e lombarde. Bossi, che dopo aver tanto maledetto Roma ladrona e il sud lazzarone che non lavora, ora è in prima fila a difendere le pensioni di anzianità, a modo loro anch´esse un regalo dello Stato, ma in quanto elargito soprattutto ai duri lavoratori padani, del tutto accettabile. Bossi e la Lega che tanto lamentano a parole l´invadenza burocratica e parlano di devolution, ma non sembrano poi troppo capaci dove governano, di semplificare e delegificare davvero, di riportare sul territorio decisioni e autorità. Finora la sussidiarietà in Lombardia sembra più un progetto che una realtà, in effetti. E dall´altra parte che dire di Fini? In difficoltà a trovare una collocazione dentro l´alleanza, costretto a una moderazione d´atteggiamento che molto deve costargli, alla fine non può che imbizzarrirsi, scalciando per ritrovare ruolo ed equilibrio e non sembrare l´ascaro del lider maximo Silvio. Degli ex democristiani, acque chete, meglio non parlare. E Berlusconi allora, come non dirlo poverino? Il fatto è che forse la politica, malgrado tutte le diagnosi mirabolanti sulla forza dell´immagine, sulla leggerezza delle scelte, sulla potenza ammaliatrice del grande fratello mediatico, e così via, mantiene una sua terragna, infrangibile durezza. È fatta di carne e sangue, e che sian finite le ideologie non significa sia finita la necessità di pensare, e organizzare secondo una prospettiva, cioè secondo una cultura, obiettivi e strumenti. L´immaginare di poter ridurre tutto al dato del sondaggio, favorevole o contrario, giorno per giorno, alle enunciazioni cui non seguono i fatti porta, di vittoria in vittoria, verso la sconfitta finale. Ed è evidente allora che le fibrillazioni della maggioranza, come quelle ora sopite, ma pronte ad esplodere appena si rimettesse in moto, dentro l´opposizione, rinviano a differenti culture, a differenti - diciamocelo con coraggio - visioni del mondo, e non solo a differenti interessi. Questi si possono mediare se li si sa inserire in un quadro che dia senso al sacrificio degli uni e al privilegiamento di altri, ma se manca il quadro, allora i pezzi vanno ciascuno per conto proprio e non basta la capacità illusionistica del mago Berlusconi, come non bastò quella dei maghetti Prodi e D´Alema, a tenere insieme una maggioranza. Per ora diciamo dunque, povero Berlusconi, in che pasticci ti hanno messo. Coi migliori auguri, per lui e per noi, di non ritrovarlo davvero fra i poverini. Perché in mezzo al guado ci saremmo tutti noi. Ma, a proposito, la famosa società civile che fa?

11/07/2003