Università Cattolica del Sacro Cuore

L´Università Cattolica da 80 anni raccoglie la sfida tra fede e modernità

Domani si celebra l´80° Giornata a sostegno dell´Università Cattolica del Sacro Cuore. L´offerta formativa dell´Ateneo si organizza attorno a 14 facoltà e si rivolge agli oltre 42 mila studenti delle cinque sedi di Milano, Brescia, Piacenza-Cremona, Roma e Campobasso. Il tema scelto per la riflessione è «Giovani e università protagonisti del mondo nuovo». A Milano, domani, ci sarà alle 12 l´inaugurazione di una mostra; alle 15.30 uno spettacolo per bambini e alle 18.30 concerto del Coro della Cattolica. La Messa delle ore 11 sarà ripresa in diretta su Raiuno. È previsto per il 8 maggio un convegno sul rapporto fra tv e minori. Sono passati quasi quarant´anni da quando, matricola, giunsi al Collegio Augustinianum dell´Università Cattolica. Non sapevo allora quanto quel luogo e quell´Università sarebbero stati importanti per la mia vita. Poco sapevo per la verità della stessa Università Cattolica, al di là di una diffusa fama di ottima università nella quale si poteva avere una formazione coerente con un´impostazione cristiana di vita. Ma erano idee generiche, come le poteva avere un ragazzo vissuto nella sua piccola città di Lombardia e al quale dibattiti e differenze arrivavano attutiti. Milano poi pareva un altro mondo. E per la verità nei quattro anni che seguirono di studio feroce - anche perché la gratuità del Collegio era garantita solo da un´alta media negli esami - non sempre appariva immediatamente chiaro il nesso fra ciò che veniva insegnato e quella specificazione «cattolica» propria dell´Università. Per molti versi solo dopo, formatasi una maggior consapevolezza culturale e conosciute altre realtà e stili universitari, sarebbe risultato chiaro quanto di specifico vi era anche nell´insegnamento impartito in una facoltà tecnica come la mia di Giurisprudenza. E, devo dire, anche quanto di vario, e di contraddittorio, poteva combinarsi con quei docenti e la loro cultura specifica. Ci fu di mezzo a complicare le cose anche il ´68 e una frattura generazionale che solo col tempo si sarebbe riassorbita mutando tuttavia per sempre alcuni aspetti della realtà sociale e culturale. Certo per chi aveva condiviso con padre Gemelli l´avventura dei primi decenni e ancora lavorava allora nell´Università si sarebbe trattato di una vera e propria rivoluzione, difficile da comprendere e accettare. E, però, la Cattolica ne sarebbe uscita non sconfitta né irrimediabilmente sulla difensiva sia pure al prezzo di molti travagli. Ciò che dimostra quanto forte fosse la creatura di padre Gemelli stesso, e quanto necessaria per il mondo cattolico che, anche quando diviso al suo interno, non pensò mai di rinunciare alla sua Università. Oggi da un lato appare sempre più chiaro e lungimirante il disegno del fondatore, quell´accettare la sfida della modernità convinto che in una sorta di gara tra fede e modernità la prima avrebbe saputo usare della seconda e superarla in avanti, dall´altra quanto questa impostazione per restar vitale debba essere continuamente ripensata e aggiornata. Non per banale gusto del nuovo ma per corrispondere alle sempre diverse inquietudini e domande che la realtà pone. E quando lo si sappia fare, come una università cattolica deve, ci si rende conto che muovere da una prospettiva di fede garantisce in effetti, per paradossale che possa sembrare, una capacità di vedere i problemi in modo davvero laico. Non ponendo le proprie speranze e garanzie di senso nella storia ma oltre, si può trattare con maggiore lucidità e senza vincoli e timori di perdita di senso ,per l´appunto la storia stessa, e non solo dunque il passato ma anche il futuro da inventare. In un libro recente su cui varrà al pena di tornare, «Memoria del “classico”», Salvatore Settis osserva che l´Europa non sa più cambiare perché ha abbandonato la propria memoria storica e identificato la propria tradizione solo con la modernità, cioè con valori dati per indiscutibili e non prodotto della storia stessa. Ma allora una università che sappia produrre, per la sua ispirazione cristiana la quale relativizza per definizione qualunque forma storica di civilizzazione - dunque anche la modernità -, una cultura che sfugga a questa perdita di memoria non può che essere anche in questa fase una università di eccellenza, un patrimonio di cui essere gelosi custodi, una risorsa da valorizzare e sfruttare quanto più si può, un bene che i cattolici italiani possono davvero mettere in comune e offrire a tutti. Ottant’anni dopo la sua fondazione la Cattolica di Milano, può guardare con orgoglio al proprio passato e alla propria crescita, coi suoi oltre 42 mila studenti è la più grande università cattolica d´Europa, ma non deve limitarsi a celebrare le proprie glorie come altre sedi universitarie che ormai solo la propria durata possono vantare. Ha davanti un compito sempre nuovo, una possibilità di sviluppo e di giovinezza sempre rinnovata. Festeggiare la giornata dell´Università Cattolica significa allora dimostrare di credere in ciò, e di voler collaborare perché essa sempre meglio sappia adempiere alla sua specifica vocazione.

24/04/2004