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Messa alla prova in università. Un nuovo modello per il recupero di minori autori di reato.
Brescia. Un gruppo di minori autori di reato e inseriti in procedimenti penali verranno accolti nel contesto dell’Università Cattolica di Brescia e seguiti da un’equipe di giovani professionisti, composta da studenti della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica della facoltà di Psicologia.
Rassegna stampa su Brescia Oggi, Il giornale di Brescia, Telegiornale delle ore 19.30 di giovedì 23 maggio 2024.
“Messa alla prova in Università” è un progetto innovativo, unico in Italia, ideato dal Servizio di Psicologia Clinica e Forense e dal Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica, con la partecipazione della Direzione Generale per la Giustizia minorile e di comunità del Ministero di Grazia e Giustizia, che potrebbe diventare un modello da esportare. Verrà presentato in Università Cattolica giovedì 23 maggio durante il seminario “Percorsi di giustizia”.
L’ottica è quella di una ricerca-intervento e di sperimentazione sociale nell’ambito Penale Minorile e della Giustizia Riparativa, integrando aspetti di carattere scientifico-culturale con azioni di intervento socio-educativo e di promozione e diffusione di sensibilità culturale, civica e sociale. Il fenomeno della devianza minorile si è evidenziato con maggiori criticità nel periodo post-pandemico, ma la possibilità di mettere in atto pratiche di intervento è risultata difficile a causa di alcune criticità strutturali della rete dei servizi, nonostante la presenza sul territorio di alcune risorse culturali e sociali che hanno sviluppato esperienze innovative nell’ambito della Giustizia Riparativa e del Trattamento Penale Minorile. È stato evidenziato un generale “aggravamento” delle loro condizioni psichiche tanto che risulta sempre più evidente la valenza sintomatologica del reato. Alla radice, cioè, risultano esserci in misura crescente gravi problematiche psicoevolutive, con elementi importanti di comorbidità psicopatologica, piuttosto che l’appartenenza a contesti socioculturali deprivanti e/o marginali. Ciò è, tra l’altro, desumibile dall’incremento di reati di carattere di natura violenta (aggressioni fisiche, realizzate spesso in forma gruppale) e da reati che coinvolgono l’area della sessualità.
Nello stesso tempo va positivamente registrato come nel territorio bresciano siano presenti risorse sociali e istituzionali che, proprio nell’ambito del Penale Minorile e della Giustizia Riparativa, hanno già sperimentato una proficua collaborazione realizzando iniziative innovative. Tra le esperienze più significative ricordiamo in particolare gli interventi di Trekking Therapy rivolti a minori, in cui un gruppo di ragazzi adolescenti colpevoli di reati minori legati al furto e allo spaccio, sono stati coinvolti in un percorso lungo 6 giorni, 135 chilometri e 38 ore di cammino attorno al Lago di Garda.
“L’attuale proposta - precisa Giancarlo Tamanza, coordinatore del progetto - scaturisce proprio dai positivi risultati sin qui ottenuti e intende sviluppare in modo più compiuto ed integrato le linee teorico-metodologiche ed operative che sono state alla base delle precedenti esperienze, con un aspetto inedito, vale a dire l’assunzione da parte dell’Università di un ruolo centrale nell’articolazione organizzativa e nella realizzazione operativa dell’intervento. Ciò costituisce non solo un aspetto del tutto nuovo e mai sperimentato a livello nazionale, ma rappresenta un elemento di valore specifico, sia per quanto riguarda la possibilità di validare scientificamente il modello di intervento, sia perché promuove l’attivazione trasversale di aspetti sociali e culturali e facilita poi la disseminazione e la generalizzazione dei risultati ottenuti”.
Il fatto di inserire adolescenti autori di reato in un contesto universitario potrebbe almeno in parte favorire la possibilità di realizzare attività non solo “socialmente riparative”, ma più direttamente connesse a processi di apprendimento e di acquisizione di conoscenze e competenze; inoltre, un contesto sociale e relazionale non squalificante, almeno sotto il profilo della percezione sociale e istituzionale, favorirebbe la “valorizzazione psicosociale del sé” e la possibilità di vivere il percorso in termini non punitivi, ma autenticamente riparativi e riabilitativi.
Per ogni minore verrà realizzato un Piano Educativo Individualizzato (PEI) che potrà prevedere azioni socialmente utili per l’apprendimento e lo sviluppo di competenze e abilità: attività segretariale di supporto all’attività di ricerca (trascrizione di interviste, inserimento dati, correzione bozze, ricerche bibliografiche) e di affiancamento logistico nella realizzazione di eventi scientifici e culturali. Tali attività oltre che rappresentare l’occasione di sviluppare e valutare la capacità di portare a termine un impegno, costituiranno anche un’occasione per apprendere conoscenze e competenze relative all’utilizzo di strumenti e tecniche informatici e di mettere in atto procedure comunicative pubbliche ed istituzionali all’interno di gruppi di lavoro professionali.
I partner di Progetto sono i seguenti:
Ente Capofila
- Servizio di Psicologia Clinica e Forense e Centro di Ricerca sullo Sviluppo di Comunità e della Convivenza Organizzativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Principali Partner Operativi
- Cooperativa Area
- Istituto di Mediazione Familiare e Sociale
- Fondazione Comunità e Scuola
Partner Istituzionali
- Direzione Giustizia Minorile e di Comunità, Ministero di Grazia e Giustizia
- Tribunale per i Minorenni di Brescia
- Procura per i Minorenni di Brescia
- Ufficio Servizio Sociale Minorile (USSM), c/o Tribunale per i minorenni di Brescia
- Ufficio Scolastico Provinciale
Tempi di realizzazione
Si prevede che nella sua prima versione sperimentale il progetto avrà durata di 12 mesi (3 mesi per la progettazione e la selezione dei partecipanti, 6 mesi per la realizzazione dell’intervento, 3 mesi per l’elaborazione dei dati e la valutazione).
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