Università Cattolica del Sacro Cuore

I cattolici, Panebianco, i numeri deboli e le idee forti

Una evidente irrequietezza e disagio percorre in questo periodo le fila degli eredi della tradizione democristiana. Inversamente proporzionale, dice qualcuno, alla loro rappresentatività politica. D´altro canto di partito bonsai parla lo stesso presidente dei Popolari Gerardo Bianco, e i sondaggi non sono molto generosi nemmeno con gli altri. Si deve pensare che si tratti di una situazione momentanea o invece che si sia chiuso definitivamente un periodo storico?

Angelo Panebianco sul «Corriere della Sera» propende decisamente per la seconda ipotesi. A suo avviso sembra proprio che nell´attuale sistema politico italiano lo spazio per una rappresentanza politica dichiaramente cristiana si stia sempre più restringendo fino all´insignificanza. Non è più soltanto in questione la fine dell´unità politica dei cattolici, ormai evidente a tutti, ma quella della possibilità stessa, ormai, di una loro rappresentanza. È la sua, io credo, una posizione eccessivamente radicale, ma che ha il pregio di porre allo scoperto un problema fondamentale. Mentre infatti i partiti di ispirazione esplicitamente cristiana sembrano cedere posizioni, la questione del rapporto fra i cattolici e la politica si accende di nuovo. Da una parte Forza Italia rivendica radici cristiane e aderisce al Partito popolare europeo, dall´altro i Democratici di sinistra rendono omaggio a Dossetti e cooptano personaggi di rilievo del mondo cattolico nell´apparato del partito. Evidentemente da entrambe le parti si pensa che la crisi dei partiti «cristiani» non significhi automaticamente la scomparsa della radice cristiana del nostro Paese e della nostra cultura. Si pensa anzi che ci sia un potenziale «mercato elettorale» cattolico da occupare, che siano ancora molti i cristiani anonomi da attrarre a sé.

È un riconoscimento importante del ruolo che i cattolici hanno nella nostra società, così come della rilevanza delle loro idee e - osiamo dirlo - dello stile di vita malgrado le divergenze esistenti fra di loro. La fede fa ancora evidentemente differenza, e questo è senz´altro un motivo di consolazione e speranza per chi nel cristianesimo si riconosce. Tuttavia in tale nuova situazione si pone anche un altro genere di riflessione. Se non c´è più coincidenza fra ispirazione di vita cristiana e voto ai partiti che al cristianesimo si rifanno, se questi rappresentano solo una piccola parte del variegato mondo cattolico, e seppur tuttavia quest´ultimo mantiene una sua evidente identità sociale, come dovranno i cristiani porsi di fronte alla politica? Dovranno solo costituire una sorta di potente lobby trasversale per ottenere vantaggi, diciamo così, corporativi? Non vi è dubbio che questa per il sistema dei partiti sarebbe la soluzione migliore. Una certa apertura alla Chiesa come istituzione che si nota in questi ultimi tempi, ad esempio nel sentire da parte della Commissione parlamentare in modo ufficiale dei vescovi sul tema della povertà, mi sembra vada in tale senso. Così come il tentativo di ridurre la questione della scuola non statale a faccenda meramente economica, e magari da scambiare con una netta chiusura in altri campi, come quello bioetico. Certo è il Vangelo stesso ad insegnarci che bisogna essere prudenti come serpenti, e dunque che non vanno sprecate le occasioni di raggiungere comunque qualcosa di buono, ma a patto di essere anche candidi come colombe. Ovvero, io credo, a patto di non farsi mai ridurre a mera lobby, ma di saper rivendicare concretamente la vocazione universale della fede, il suo parlare a tutti e per conto di tutti. Rispetto a ciò la crisi dei partiti cristiani costituisce una paradossale opportunità. Non vi sono più posizioni di potere da contrattare o da difendere, vi è un senso quotidiano della vita e dei rapporti sociali da non tradire, e con cui chiedere che tutti facciano i conti, da cui tutti si sentano chiamati in causa. Ciò non significa ritrarsi dalla politica, ma sottolinearne i limiti, l´impossibilità - finito il tempo delle ideologie - di far combaciare voto e progetto di vita, così come di trovare nella politica e grazie ad essa tutte le soluzioni.

I cattolici sopravvivendo, come sembra, alla attuale crisi della loro rappresentanza, dimostrano che la responsabilità della propria identità non si può delegare, e che può valere anche oggi il paradosso evangelico per il quale quando sarete deboli, allora sarete forti.


17/11/1998