Università Cattolica del Sacro Cuore

Il nuovo che avanza cambia volto

Si parla sempre meno di seconda repubblica. Sarà per pudore, sarà per disperazione ma le trombe che annunciavano fiduciose il nuovo che avanza da qualche tempo hanno messo la sordina. Non solo abbiamo ormai più partiti di quanti ce ne fossero prima del 1992, non solo i tatticismi parlamentari e i vertici di maggioranza assomigliano sempre più a quelli del deprecato passato, addirittura ritornano alla grande protagonisti messi da parte allora - e mi sembra di ricordare con generale sollievo - come Cossiga. Allora tutto è dovuto cambiare perché tutto restasse uguale? Può darsi che qualcuno lo creda e qualcuno abbia lavorato per questo.

In realtà se tutto sembra eguale, nulla è più come prima. Salvo forse la presunzione dei candidati protagonisti buoni per ogni stagione. I quali non si rendono conto che nulla può essere più come prima in Italia perché non siamo un´isola e il mondo che ci sta intorno e cui apparteniamo è irrimediabilmente diverso da quello che conoscevamo fino alla fine degli anni Ottanta. Soprattutto sta scomparendo il potere. Non che non esistano più interessi e contrasti, scelte e decisioni, ma stanno diventando sempre più opache, meno decifrabili e gestibili dalla politica, e non per la strategia astutissima di qualche grande vecchio o mefistofelico capitalista. Piuttosto perché nessuno ha più la possibilità di delimitare chiaramente lo spazio del suo sovrano potere, perché il rapporto fra spazio e potere su cui si era fondata la pretesa di assolutezza dello stato moderno, è in profonda crisi. Il che significa che è sempre meno possibile definire secondo i vecchi confini statali e le categorie politiche le quali ad essi facevano riferimento un interesse generale in base al quale definire priorità e graduare interessi, nonché stabilire previsioni. Quale politico e quale politologo avevano previsto dieci anni fa anche solo un decimo della situazione attuale, italiana o internazionale? Diciamo di più, chi nell´88 prevedeva per l´anno dopo la caduta del muro o nel ´91 la prossima crisi verticale della Dc? Ma se scompare il potere, come capacità astratta e incorporata una volta per tutte nelle istituzioni politiche di decidere, riemergere al suo posto l´Autorità, la quale reclama modi completamente diversi di «far politica».

Un recente sondaggio dice che quasi la metà degli italiani sarebbe disposta a prendere in considerazione alle elezioni un potenziale «partito dei sindaci». I commentatori hanno sottolineato in questo dato la crisi dei partiti e però al tempo stesso la scarsissima plausibilità di un simile nuovo partito per le grandi diversità culturali e di condizioni operative dei possibili protagonisti del medesimo. E non vi è dubbio che entrambe le osservazioni siano vere. In effetti il «partito dei sindaci» se pensato come «partito» sul metro della tradizione moderna non ha molto senso, e se qualcuno si illude che possa essere la soluzione per raggiungere la mitica seconda repubblica resterà deluso. Quella che i sindaci hanno quasi di colpo acquisito in questi ultimi anni è una autorevolezza particolare, la quale dipende dal fatto che in loro si percepisce uno stretto rapporto fra responsabilità e attività. Essi vengono accreditati insomma di una autorità che va ben al di là del loro potere (solo locale e amministrativo) perché appaiono affidabili, oserei dire perché «virtuosi» (politicamente parlando). Si trovano nella condizione opposta a quella dei politici nazionali, che esercitano un potere sempre meno stimato (tant´è vero che ci si rivolge in massa a un ipotetico partito dei sindaci!) perché incapace di garantire le sue promesse, perché incapace cioè sempre più di quella previsione dell´interesse lontano che secondo i politologi è stata l´essenza della politica moderna. I sindaci hanno poco potere ma molta autorità, perché non hanno fini lontani da proporre e perché possono e devono meritarsi la fiducia dei cittadini quasi giorno per giorno.

Più che lo spazio è il tempo quello che garantisce della loro capacità di governo, più delle appartenenze ideologiche o partitiche è la «moralità» provata via via nel loro rapporto con i cittadini. La loro autorità esiste e può fornire capacità di agire perché e fino a quando è autorevole e nei limiti di questa autorevolezza. Il partito dei sindaci non esiste e sarebbe credo un grave errore tradurlo da formula teorica in qualcosa di politicamente concreto secondo i vecchi schemi. Ci dice però che in futuro la legittimazione politica risiederà sempre più nell´Autorità, che per esistere non può non essere autorevole, ovvero garantita dal nesso morale fra visibilità e responsabilità.


28/09/1998