Università Cattolica del Sacro Cuore

I Paperoni trentenni del turbocapitalismo

Si aggirano fra di noi, camminano come noi, vivono quasi come noi, ma sono diversi da noi. E aumentano ogni giorno di più. No, non parliamo dell´invasione degli ultracorpi, nemmeno dei mutanti di Xfiles. Bensì dei miliardari. Sembra dalle statistiche che il loro numero in tutto il mondo stia crescendo e che al primo miliardo arrivino spesso prima dei trent´anni.  Molti anni fa, quando la ricchezza si misurava ancora a milioni, un mio lontano parente che aveva fatto durissima fortuna commerciando nei marmi, stava seduto sul muretto davanti a casa col cappello rovesciato sulle ginocchia e un passante commosso da quel povero vecchio male in arnese gli fece l´elemosina. Che egli, essendo anche genovese, intascò senza fiatare.

Pare ci siano ancora miliardari di questo genere, invisibili e improbabili, gente che accumula grazie a una vita senza concessioni e svaghi, ma ho il sospetto che siano sempre meno quelli che riescono a condurre un´esistenza assolutamente priva di compromessi con le tentazioni del mondo, asceti a loro modo purificati da ogni passione che non sia la crescita del capitale. Ci vuole tanta povertà intorno e alle spalle per una determinazione così feroce e per un appagamento raggiunto nella mera lettura dell´estratto conto, ci vuole anche una laica religione della fatica e del lavoro che appassiona sempre meno. Almeno nel senso che se sono ancora molti i credenti che le rendono formale ossequio, molti meno i veri praticanti.

D´altra parte è un problema di tutte le religioni oggi, come sappiamo. Anche per il paradiso della ricchezza c´è una via «new age» che promette eguali risultati ma minore fatica. Il suo profeta è forse Bill Gates, quello che, partito dal garage, ha fatto tanti soldi con un´idea e cavalcando l´innovazione tecnologica nel settore dei programmi per computer. Sospetto che sia il mito segreto anche del nostro ministro dell´istruzione.  Il messaggio è non la fatica ma la brillantezza, non la tenacia ma l´inventiva, non il lavoro ma il gioco, non la cultura ma l´intuizione. Come per il dodicenne americano che pare stia straordinariamente arricchendosi avendo disegnato un sito Internet per la vendita in rete dei prodotti dei commercianti locali. 

Gli anni Ottanta sono stati nell´immaginario collettivo quelli della ricchezza finanziaria, i soldi fatti con i soldi, i Novanta quelli del successo via colpo di genio. Certo c´è del vero in queste immagini e come qualche anno fa le innovazioni finanziarie, così le tecnologiche oggi ridisegnano il mondo in cui viviamo con rapidità impressionante facendo sembrare paleolitico ciò che era nuovissimo vent´anni fa e chi viaggia con bagaglio leggero senza dubbio è più agile e sa cogliere prima le occasioni e concretizzare le intuizioni. E però alla fine o tutto questo ha un qualche rapporto con la realtà comune e la vita della gente - dunque i suoi bisogni e le sue esigenze, la sua cultura appunto - o, come le ricchezze da ingegneria finanziaria degli anni Ottanta, diventa come pioggia estiva, magari impressionante sul momento ma le cui tracce si dissolvono poi rapidamente. 

Certo se il prodotto interno lordo italiano è cresciuto dal 1976 agli anni Novanta di più del 50%, è evidente che vi è una maggior ricchezza in circolazione. La si vede d´altra parte. Ma i giovani miliardari, ovvero l´esiguo resto di tutti coloro che sull´innovazione galoppante hanno puntato e non ne sono poi stati travolti, si illudono se credono che per restare ricchi bastino le qualità con le quali lo sono diventati. Un bergamasco di successo del Cinquecento, il cardinal Commendone, spiegava al suo tempo che per consolidare la fortuna (non diventare più buoni o santi!) si doveva a un certo punto ineluttabilmente uscire dalla via dell´utile ed entrare in quella dell´onore. Ovvero da una considerazione meramente economica e privata passare a una che mettesse al centro i rapporti sociali, la reciprocità e circolarità fra dare e ricevere. Bill Gates che devolve miliardi in beneficienza o acquista i disegni di Leonardo l´ha capito.

Di nessun bene si può sicuramente godere se non con altri.  Nel mondo classico i ricchi davano grandi feste pubbliche e distribuivano soldi, poi nell´era cristiana costruirono chiese e ospedali, dotarono le istituzioni di assistenza, divennero infine filantropi e crearono fondazioni e università, come la «Bocconi» ad esempio finanziata dal primo proprietario de «La Rinascente». Ecco, se volete restar ricchi cari miliardari di oggi, non pensate solo ai soldi: soprattutto se siete giovani e avete tanta vita davanti a voi. Per il vostro bene pensate anche agli altri. Altrimenti finirete per vivere come i ricchi del Terzo Mondo, quelli di San Paolo in Brasile ad esempio, che pare si spostino solo in elicottero e vivano con le guardie armate alla porta perché le strade e la città per loro sono troppo pericolose. Inventatevi insomma le nuove forme della virtù sociale se quelle vecchie non vi garbano, ma pensateci. Vi godrete meglio anche i vostri soldi.


22/10/1999