Università Cattolica del Sacro Cuore

Buon anno cari studenti e attenti alle trappole

Cari studenti. No, non avrei voluto cominciare così, come se fossi il ministro della Pubblica Istruzione. Però ho letto un articolo, e allora sì, comincio così, cari studenti, e aggiungo subito: coraggio.  Volete sapere come deve essere la nuova scuola? Ve lo spiega il professor Fabbroni dell´università di Bologna, e presidente dell´Irrsae emiliano, l´ente che si occupa di ricerca e formazione educativa. Ascoltate: «Il progetto di una scuola che fosse insieme comunità sociale di segno antiautoritario e fabbrica di conoscenze accessibili a tutti spalancherebbe le porte finalmente a una reale cultura dell´alternativa. In questa prospettiva, l´insegnante può contribuire a fare maturare nuovi valori etico-sociali (il rispetto della vita e dell´ambiente; la cooperazione-solidarietà-impegno civile e sociale, l´onestà e la probità intellettuali) e nuovi saperi (scientifici, problematici, antidogmatici: spendibili nella vita quotidiana di questa nostra stagione storica)».

Come faceva quella canzone di Mina? «Parole, parole, parole...». Sarò ingenuo, ma i nuovi valori credevo fossero anche quelli di ieri, o la scuola prima insegnava la disonestà intellettuale e il non rispetto della vita? E che sarà la cultura dell´alternativa? Sarà forse quella che agisce «moltiplicando e allargando le occasioni e risorse di aggregazione interpersonale, ispessendo e riconvertendo le pareti sociali, intensificando e disseminando il traffico affettivo ed etico della vita scolastica»? Ma mi faccia il piacere! diceva Totò.  

Ecco, cari studenti, perché oso scrivervi e augurarvi buon anno; e con voi alle vostre famiglie e agli insegnanti. Il mondo perfetto cui forse vuol alludere l´illustre pedagogista non esiste, e non esisterà mai. Così come non esiste all´altro estremo il paese dei balocchi. E quel che vi auguro non è di trovare qualcuno che al mondo perfetto ci creda, e vi voglia a forza trascinare a Utòpia. Bensì degli insegnanti che vi vogliano bene, che si prendano cura di voi, per i quali siate importanti, anche senza voler ispessire e riconvertire le pareti sociali.   Ma sì, ben vengano le riforme; ma non raccontiamoci che il problema della scuola è che metà degli insegnanti non conosce Internet, come con gran scandalo si è detto in questi giorni.

L´importante è che gli insegnanti continuino a maturare con l´esperienza e l´impegno. I fiori di ghiaccio delle elucubrazioni pedagogiche si sciolgono al calore della realtà, come sa chiunque abbia insegnato, e davanti gli rimangono dei ragazzi sempre diversi e pur sempre eguali. E per lui il rischio non è tanto l´ignoranza dell´ultima teoria, ma la disillusione, la solitudine sociale di un mestiere che, per l´appunto, degli imbecilli pensano di poter valutare sul metro di Internet o dei quiz.

Cari studenti, vi auguro di trovare dei maestri, qualcuno almeno. Qualcuno che si sia appassionato per conoscere la propria linea della vita, e si sforzi di seguirla con amore e rispetto. Per sé e per gli altri. La scuola non vi insegnerà tutto. Non esiste il sapere perfetto e finito. Fra qualche anno dovrete comunque imparare dell´altro. Si dice scuola perché finisce, perché ha un compito parziale rispetto alla vostra vita, e non può sostituirsi alla vostra volontà e intelligenza. Ma le nozioni e le competenze che non avrete appreso, se vi serviranno, saprete dove trovarle, se avrete appreso dai maestri che vale la pena di credere nella ricerca della conoscenza, e vorrei aggiungere, nella possibilità della verità. So anch´io che oggi non si potrebbe parlare che di verità al plurale, convenzioni linguistiche o poco più.

Ma da un discorso intorno alla verità nemmeno il pensiero debole sa prescindere, e qualcosa vorrà dire, in questo mondo imperfetto, tanto accanimento. Infine, non ci sono maestri se non ci sono allievi. Vi auguro allora di trovare dei maestri, ma di voler essere voi stessi bravi allievi, all´altezza di quei maestri e capaci di cavar da loro quanto più possono dare.


12/09/2000