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Che sollievo: anche nel 2000 sorge il sole
Mattina del 2000. Il sole è sorto come tutti gli altri giorni, la fine del mondo non c´è stata e, a quanto pare, nemmeno quella dei nostri computer. Il baco è stato sconfitto avvertono i primi telegiornali. Come dire: la novità del 2000 è che non ci sono novità diverse da quelle di tutti gli altri primi dell´anno. Tutti parlano di pace, si rivolgono ai giovani, sollecitano riforme, come sempre. E a mezzogiorno anche il concerto da Vienna e come al solito, forse persino più tradizionale e popolare del solito nelle musiche scelte. E va bene così.
Gli si chiede di ricordare un tempo, sempre lo stesso, e le melodie facili di Strauss, e i valzer a quello servono. Però che sollievo che il 2000 cominci pigramente senza imporci troppe scosse, ricordandoci tutti gli altri che lo hanno preceduto, pegno per quelli futuri. Hanno liberato anche gli ostaggi dell´aereo indiano. E´ vero, anche i problemi sono rimasti tutti. Quelli pubblici e quelli di ciascuno. Va bene, da domani torneremo a pensarci, per oggi tiriamo fiato se appena possiamo. Dice la Bibbia che c´è un tempo per ogni cosa nella vita dell´uomo, non vergogniamoci di goderci qualche piccola gioia, e la nostra famiglia, come fanno qui in città tutti quei papà e mamme a passeggio lentamente con i passeggini o i figli piccolini per mano nelle vie silenziose e quasi deserte.
Non sono ai Caraibi, nemmeno a sciare. Neanche al cinema. Basta loro l´essere insieme, in quell´aria un po´ sospesa e rilassata dei giorni di festa, tanto più di questi così eccezionali, del duemila che cambiano tutte le cifre dell´anno e ci si apre davanti una profondità vertiginosa del tempo. Sfoglio un libro di cent´anni fa giusti. Il secolo ventesimo di Robida. Un´opera umoristica francese in cui si immaginavano le stranezze del nuovo secolo, i nuovi costumi e invenzioni e modi di vivere. Persino che le donne diventassero medici, avvocati, e deputati al parlamento, e si volasse per l´aria e con un apparecchio si potessero ascoltare i concerti a casa propria, e ricevere il giornale via telefono, e ci fosse, udite udite, un parlamento africano.
Dove andremo a finire insomma in questo ventesimo secolo. Che mondo mai sarà se si realizzeranno tali sogni, e stravaganze tanto grandi che se ne può solo ridere. Ebbene tutto questo, e molto altro, si è compiuto e però il mondo ha continuato ad andare avanti senza diventare per questo incomprensibile. E anzi quel che pareva impossibile è diventato comune, al punto che ci sembrerebbe ora più strano il suo contrario, che non si potesse volare o che ci fossero professioni precluse alle donne, e imperi coloniali, e così via. Al tempo stesso gli incubi del Novecento sono stati altri, che Robida neanche immaginava. E non dico solo quelli politici che in un libro come il suo non erano trattati, ma l´inquinamento della terra, il buco nell´ozono, le armi nucleari, mentre i suoi si sono ridotti fino a scomparire, così come si è ridimensionata per noi lettori tardivi l´arditezza della sua immaginazione. In effetti in poche generazioni abbiamo assorbito mutamenti incredibili per gli uomini maturi a fine Ottocento e sappiamo orientarci in quello che a Robida sarebbe senz´altro sembrato un mondo alla rovescia o almeno molto, molto bizzarro e che a noi appare invece se profondamente nuovo per certi versi, ben radicato nel passato per altri. Il 2000 doveva sembrare a Robida un tempo quasi impensabile: lo era ancora per noi bambini a metà secolo, immaginarsi per lui. E pure eccolo qua, con questo aspetto tanto normale. Certo a fine Ottocento c´erano l´ansia e il mito del progresso, oggi siamo molto piu disincantati in proposito, e molto meno facili a sorprenderci.
Come gia narrava Flaiano qualche decennio fa, anche l´arrivo di un marziano a Roma farebbe notizia solo per pochi giorni. Ma questo alla fin fine può anche essere positivo. Sappiamo che il futuro non sarà come il passato, sappiamo che ne possiamo prevedere una parte soltanto e che la nostra capacità d´immaginazione e previsione non si spinge al di là di qualche decennio al più. Sappiamo che non è più tempo di grandi disegni e di certezze sulle magnifiche sorti e progressive, non ci sono soli dell´avvenire che scaldino le nostre vite. C´è la quotidianità, con il suo carico di cose belle e di momenti tragici, l´impegno del giorno per giorno, ineludibile però e in cui soltanto possiamo misurare la nostra vita e porgere attenzione a quella degli altri. Come sarà il 2100? E´ molto probabile che sorga il sole anche quel giorno e che i nostri bisnipoti volgendosi indietro dicano che anche quel capodanno non ci sono novita tanto diverse da quelle degli anni precedenti. E se non si parlerà di pace e di giovani possiamo star sicuri che si auspicheranno riforme istituzionali.
02/01/2000