Università Cattolica del Sacro Cuore

I gesti esemplari non salvano gli atenei

I test d´ingresso a Medicina sono stati bloccati dal ministro per l´apertura anticipata, in quel di Palermo, di una busta. La commissione locale che ha compiuto il gesto si difende protestando la propria buona fede e l´inefficienza del ministero che non avrebbe mandato tutto il materiale e dove il funzionario interpellato sarebbe stato sempre «fuori stanza». Perché dubitarne? Ma certo che nel giorno in cui si apprende come i vincitori del concorso per la scuola non possano entrare in ruolo quest´anno per l´incapacità dell´amministrazione a sbrigare tutto il lavoro necessario, si debba leggera anche questo, non è una bella coincidenza.  

Come minimo, bisogna dire che il settore dell´istruzione è tutto in sofferenza, università compresa. Con la differenza, rispetto alla scuola, che se De Mauro riconosce, almeno a parole, la condizione disastrata degli insegnanti, il ministro dell´Università no, e tronfio afferma che dopo le sue riforme i professori universitari dovranno lavorare il doppio. Essendo un docente anche lui parlerà per esperienza personale dello scarso impegno degli accademici, ma la realtà è che, come nella scuola, non è con un´iniezione di volontarismo punitivo che si fanno funzionare meglio gli atenei. Quando un istituto con una ventina di componenti ha come stanziamento per la ricerca comune da una prestigiosa università privata 11 milioni l´anno, spendendone nove per la sola stampa di una rivista scientifica (e non parlo a caso), è chiaro che per poter fare davvero ricerca si dovrà arrabattare a trovare risorse altrove.

Ma poiché nessuno dà niente per niente occorrerà mediare, come minimo, fra le linee di ricerca individuate come importanti e le esigenze del committente. È il mercato bellezza, dirà qualcuno. Ma siamo sicuri che l´attività di formazione e ricerca debba avere come prevalente criterio il mercato, cioè in questa prospettiva un risultato economicamente spendibile a breve?  Quando Turing, per fare un esempio, elaborava le teorie matematiche che avrebbero aperto la strada alla fine degli Anni ´40 alla diffusione dei computer, le sue erano ricerche pure, purissime. Eppure! E Ciampi, come si sa, ha diretto la Banca d´Italia con una laurea in lettere. Chissà che ne pensano tutti coloro che nell´università per compiacere le mode stanno spingendo per ampliare sempre più gli insegnamenti cosiddetti aziendalistici a danno di quelli economici e generali nella stessa facoltà di Economia. 

È certo tuttavia, che l´università oggi, molto più di 50 anni fa, è sottoposta a pressioni fortissime, e costretta a rispondere a domande sempre più divaricate, come il caso di Economia appena citato prova. Da un lato vi è la richiesta di un sapere di massa, di una sorta di prolungamento delle superiori, un poco selezionato e raffinato, ma di pronta resa; dall´altro però a all´Università si chiede di essere anche il luogo della ricerca e della formazione più avanzata. La tendenza anzi è a prolungare sempre più il tempo di tale formazione. Può darsi che la laurea quadriennale attuale sia troppo rigida per rispondere a tutte queste sollecitazioni, e che il modulo di tre anni di base, due di laurea specialistica, due di dottorato di ricerca, che andrà in vigore dal 2001/2002 sia più agile ma, anche qui, stiamo attenti a non prenderci in giro.

Il sistema funzionerà se ci saranno davvero le risorse sufficienti per mandarlo a regime, cioè più uomini, più mezzi. Oggi è possibile chiedere lo sdoppiamento dell´insegnamento quando ad un corso siano iscritti più di 250 studenti. Sapete qual è lo standard di eccellenza di Harvard, nel paese del mercato e della competizione? Classi di meno di 20 alunni. Neanche lavorassero 10 volte quel che lavorano adesso, caro ministro e collega, i docenti italiani potrebbero offrire tanto, e se pur ci volessero provare non avrebbero gli spazi fisici per farlo. È noto infatti che, se tutti gli studenti frequentassero regolarmente, nessuna università italiana avrebbe le strutture per ospitarli davvero. Un ministro serio oltre ai gesti esemplari, e alle dichiarazioni retoriche, di questo si dovrebbe occupare. Altrimenti le riforme nasceranno morte, e ne godranno solo i veri truffatori accademici, quelli che promettono già oggi corsi super elitari, sprecando la parola eccellenza, danno l´illusione e non la sostanza del sapere. E per carità di patria mi fermo qui.


07/09/2000