Università Cattolica del Sacro Cuore

L'uomo che odia se stesso non può avere alcun alibi

Che vergogna. Adulti che godono vedendo dei bambini soffrire, dei bambini violentati, usati, torturati. La cui infanzia viene negata e sporcata. Ci sono tanti modi per non essere uomini, è vero. E uno dei più ripugnanti sta nel gusto di sentirsi potenti e grandi avvilendo chi è più debole, umiliandolo nel corpo o nello spirito. Come raccontava quella donna bosniaca, il cui violentatore dopo le chiese se non era stato anche bravo. E ci sono tante ragioni per le quali un adulto può ridursi a non essere uomo: per odio, vendetta, ideologia politica, persino e purtroppo per qualcosa che vuol credere sia una fede religiosa. Ma quando questo gusto ripugnante si esercita per di più su dei bambini, su qualcuno che nemmeno può darsi ragione di quanto gli accade, e non capendo nulla oltre il dolore e la violenza, nemmeno potrà avere sufficiente coscienza per poter perdonare un giorno e dunque resterà intimamente mutilato per sempre, allora credo si raggiunge il punto più basso della disumanità. 

Tempo fa, agli inizi dell´inchiesta, un giornalista aveva visitato in carcere alcuni degli arrestati per traffico di materiale pornografico infantile ed egli per primo era rimasto stupito dal loro aspetto comune. Come se gli orchi dovessero assomigliare a quelli delle favole. No, purtroppo sono come noi, in mezzo a noi, e come il bene è silenzioso e spesso invisibile, così il male è banale, quotidiano. Si fa senza dirsi, dentro una vita anonima. Si confonde con i difetti e i limiti di tutti. Ma questo è di più, e di peggio. Non ha alibi, perché non c´è alcuna ragione possibile di scambio per quanto abietto con dei bambini usati e ridotti a oggetto. Ma proprio per questo appare anche così buio e vertiginoso. Anche nel rapporto più mercificato se rapporto ha da essere ci vuole una volontà, con cui incontrarsi, al limite da piegare. 

Ma qui? Forse l´unica ragione che ci si può dare per tali comportamenti è la stessa di chi sfregia un´opera d´arte, di chi distrugge qualcosa di bello. Chi lo fa non sopporta l´esistenza stessa della bellezza, è per lui un insulto tanto se ne sente lontano e incapace, arriva a odiarla perché gli ricorda continuamente la sua meschinità e proprio perché vile e meschino l´unico modo per farci i conti è negarla, distruggerla. Come se si potesse così sfuggire in definitiva a se stessi rompendo lo specchio che ci rimanda una immagine tanto brutta e insopportabile di noi. Se ci pensiamo alla fine è questo il motivo di tanta violenza nel mondo, l´invidia che dipende dalla consapevolezza della insufficienza interiore.

Scriveva Thomas Bernardt in un suo romanzo, «mi odiano perché non possono disprezzarmi». Ed era questa la sua difesa contro il male, rivendicare la propria superiorità rispetto a chi si accaniva contro di lui. Era una risposta umana, ragionevole. Anche se non facile. D´altra parte credo che solo la fede abbia potuto permettere a Don Puglisi di sorridere al killer mafioso che stava per ucciderlo, alla suora di Chiavenna di chieder perdono a Dio per le ragazzine  che la massacravano a pietrate perché non sapevano quello che facevano.

Ma, a contrario, quanto profonda deve essere, pur nascosta e negata, la disperazione di chi odia, e sa esistere solo sfregiando, torturando,  e godendo dell´umiliazione altrui. Come deve essere terribile convivere con un se stesso che non si stima, che va continuamente drogato e stordito perché se lo dimentichi, e così stupido da non sapere far altro che distruggere, e distruggere, per poter sopravvivere. Sarebbe bello poter almeno dire che tutto ciò accade per colpa di Internet, della modernità e della sua crisi. E certo la condizione della folla solitaria, anonima e senza amore, qualcosa ci avrà a che fare con tutto questo. Ma non illudiamoci che la causa possa esser ricercata in una determinata e storica condizione umana. Gli orchi sono sempre esistiti, e il male sarà sempre con noi. Non è certo una giustificazione o una resa questa, sia chiaro, bensì l´avviso che ci sarà da lottare senza fine, e che ogni gesto che non faremo, ogni indifferenza in cui ci adatteremo sarà uno spazio in più per gli orchi, i violenti, i disperati facitori di male.


28/10/2000