Università Cattolica del Sacro Cuore

Nessun uomo è un'isola

Nell´ultimo dell´anno le piazze erano piene di gente che aspettava assieme la mezzanotte. Ieri c´è stato il primo appuntamento del Giubileo: i bambini. Si potevano compiere altre scelte per iniziare il percorso giubilare. Se si tratta di un evento di conversione, ben altre categorie potevano esser invitate a testimoniarla. Cosi come venerdì si sarebbero potute compiere altre scelte da quella di mescolarsi a tanti estranei nel freddo delle piazze. Andarsene al caldo verso qualche meta esotica, a esempio.

Invece i viaggi verso i luoghi da sogno sono stati trascurati. Suonerà paradossale ma mi sembra che quanto è accaduto venerdì illumini e confermi la scelta di ieri, e viceversa. Mescolarsi a degli sconosciuti piuttosto che fuggire lontano, scambiarsi i brindisi non tra pochi intimi ma con persone che non si sarebbero più riviste ci dice d´un desiderio di fiducia nell´altro, al di là di ogni differenza.

Aprire il Giubileo con i bimbi, con quelli cioè che di conversione hanno meno bisogno, che altro può significare se non invitare tutti ad aver fiducia, come l´hanno i bambini? Gli adulti che a mezzanotte si sono fidati degli sconosciuti non hanno forse voluto tornare per un momento bambini? Non hanno proclamato la loro speranza nella bontà che non può non esserci nell´altro?

E non gliela hanno offerta? Tanti anni fa un sociologo americano parlò della folla solitaria come fenomeno tipico della modernità per intendere che si poteva esser vicini senza essere prossimi, ognuno per sé, malgrado la presenza altrui. Ma la folla di Capodanno era qualcos´altro rispetto a quella che raccontava il disgregarsi delle comunità naturali di ciascun piccolo mondo antico, perché non stava insieme per caso, come in una metropolitana all´ora di punta, né era attratta da qualche fenomeno per godere il quale fosse inevitabile il sopportare anche la presenza degli altri. Era una folla nella quale ciascuno stava per cercare l´altro, per scambiare un abbraccio o un brindisi, per vedere un sorriso nel volto dello sconosciuto.

Non una folla solitaria, ma una folla di solitari stanchi di doverlo essere o di giovani che rifiutano di diventarlo. Farsi come bambini per entrare nel Regno richiesto da Gesù e identificare questo con la conversione giubilare intercetta attese e speranze che non sono solo della Chiesa, ma di tutti noi stanchi e delusi per aver cercato identità e sicurezze in ciò che è esclusivo e in ciò che gli altri non possono avere, nella presunzione di correr via dalla pazza folla. Un progetto che si è rivelato spesso guscio vuoto, bella confezione che non valeva il contenuto.

Nessuno va così lontano da allontanarsi da sé e staccarsi dalla propria ombra è una verità che la folla sembra aver intuito d´istinto. Meglio l´ingenuità dei bambini, meglio l´onesto riconoscimento di un bisogno d´amore che la violenza dell´affermazione di sé contro gli altri o l´illusione di poterseli scegliere solo secondo le proprie esigenze. I bambini devono essere davvero bambini, non mostruosi piccoli adulti cui è stata tolta l´infanzia. Non i bambini soldati delle guerre, non gli schiavi delle lavorazioni più povere, non gli osceni giocattoli del turismo sessuale, non gli umiliati dalla violenza di chi si rivale su di loro per le piaghe del proprio cuore e le miserie della vita. Ma anche per questi una speranza potrà venire solo dal rendersi conto che nessun uomo e un´isola.


03/01/2000