Università Cattolica del Sacro Cuore

Se il prof. incrocia le braccia

Per la prima volta il ministro Berlinguer è stato costretto a far marcia indietro. Nei giorni scorsi ha dovuto ritirare infatti il suo progetto di concorso a quiz per la valutazione degli insegnanti. E poiché i guai non vengono mai da soli, si trova ora di fronte alla più grande mobilitazione degli insegnanti stessi dal 1987.

Per di più ha trascinato con sé nel pasticcio i sindacati confederali, Cisl a parte, che avevano preferito ossequiare il signor ministro piuttosto che ascoltare la propria base avvilita e irritata al tempo stesso per le stravaganti modalità di quella che era stata presentata come la via al riconoscimento del merito nelle scuole. Vien anzi da pensare che sia stata proprio la possibile delegittimazione dei sindacati confederali a spaventare più di tutto un ministro che finora, si trattasse di scuola o a suo tempo di università, sembrava aver fatto suo l´antico motto - per l´origine del quale può eventualmente chiedere al suo quasi compagno di Governo, il sottosegretario per un giorno Romano Misserville, ex missino - «noi tireremo dritto». 

Ma se quello appena espresso è forse malizioso, certamente è un pensiero triste. Se non le argomentazioni razionali, ma i timori politico-sindacali fossero stati infatti quelli che hanno avuto effetto, quando di questi ultimi non ci si dovesse troppo preoccupare, difficilmente si riuscirebbe a far dialogare un ministero chiuso nella propria orgogliosa presunzione di superiorità. E penso alle prossime proposte che Berlinguer dovrà fare sui programmi della nuova scuola di base riguardo ai quali nulla trapela e che certo mal si prestano ad essere oggetto di una trattativa sindacale.

Purtroppo va detto che sulla scuola, di cui tutti a parole riconoscono la centralità per la formazione della società e dei cittadini, nei fatti nessuno si impegna davvero. Non la maggioranza governativa, che segue tacendo il suo ministro, non le opposizioni, le quali sembrano non rendersi conto che sulla pelle dei bambini, dei nostri figli, si gioca una partita di civiltà decisiva per il futuro comune, molto più, mi si consenta, che non sulla disciplina degli spot televisivi. 

Gli insegnanti che oggi scioperano e che sabato manifesteranno a Roma hanno tra le mani una grande occasione, quella di far diventare la qualità della scuola una questione di tutti. Se si muoveranno in una logica puramente sindacale porteranno a casa, come si dice, ben che vada forme più sensate di premio al merito e all´impegno. E non sarà poco, perché sarà stata sconfitta anche la tentazione di lasciar tutto come ora, la quale pure tra loro qualcuno accarezza.  Ma sarà troppo poco per noi, genitori e figli.

Noi, la mitica società civile, non possiamo lasciarli soli nel dibattito sulla qualità della scuola. Se lo facessimo dovremmo riflettere più che sulla protervia del ministro, sul modo d´essere della nostra società e sulla sua debolezza attuale. Spero di essere smentito dai fatti. Diversamente, chi è colpa del suo mal pianga se stesso.


17/02/2000