Università Cattolica del Sacro Cuore

Tornano «bulli» e «gatte morte»: Marina lo sa e vince con astuzie e finzioni

Fino a ieri la Marina nazionale era la Lante della Rovere, poi Ripa di Meana. Ma gli anni avanzavano, lo scandalo era sempre più difficile, ormai non la sopportava più nemmeno la figlia, immaginarsi gli altri. E così siamo arrivati al cambio. Mancano ancora i doppi cognomi e le battaglie verdi e animaliste, ma insomma, anche alla vecchia ce n´è voluto di tempo per metter a punto il proprio personaggio. E poi oggi è più difficile. Ne abbiamo già viste di tutti i colori, per conquistarci ce ne vuole.  

Ma alla nuova, quella del Grande Fratello - e questo lo specifico giusto per quei quattro disinformati che mancano il contatto col nostro mondo intelligente e progredito e ancora non sanno chi sia Marina La Rosa -, diamo tempo, e vedrete che pure lei ci saprà fare e ci terrà compagnia per anni.  

Già è partita alla grande. Cinque copertine in una settimana e una valanga di articoli - e con questo è uno in più -. Niente male per una principiante. La ragazza ha stoffa, basta osservarla a occhio nudo, come spiegò un giorno un mio collega psicologo. E d´altra parte, lo diceva già La Rochefoucauld, se ci può esser merito senza successo, non c´è successo senza qualche merito.  

Per la verità qui trovo qualche difficoltà. Perché se il successo è indiscutibile, il merito è tutto da provare. Una banda di ragazzi ridotti alle condizioni di topi da esperimento, hanno fatto per settimane quello appunto che fanno i topi in simili contesti: mangiato, marcato il territorio, cercato il sesso. Sì certo, gli strumenti e le modalità sono differenti.  Malgrado tutto quei ragazzi appartengono alla razza homo sapiens sapiens, non sono topolini bianchi o criceti. Posseggono certamente la parola, dunque anche la ragione, e sia pure in modo primitivo sembrano esprimere dei sentimenti, non solo pulsioni istintuali.  

Il merito di Marina è allora forse quello di essersi avvicinata di più, in un contesto tanto sfavorevole, a un comportamento davvero umano, astuzie e incantamenti compresi. Però anche così la cosa non convince. Vi pare che delle persone normali si sarebbero mai sottoposte a una simile tortura? Se non c´è grand´uomo per il suo cameriere, immaginarsi che stima possiamo avere noi di loro, i reclusi del Grande Fratello, che guardiamo più continuamente di qualunque domestico. La verità dev´essere un´altra. Marina ha successo perché è quella che interpreta meglio la parte che le è stata assegnata. Finge di essere se stessa, come si dice, ma lo finge così bene che sembra vera. Non solo ha il «fisic du rolex» come ha scritto un malcapitato in un curriculum, ma è una vera artista che finalmente ci si rivela. Imita alla perfezione quelle ragazze che non ci sono più e di cui evidentemente come società sentiamo tanto la mancanza. Le gatte morte per l´appunto, che alla faccia di trent´anni di femminismo, ci fanno ancora impazzire e noi maschi ci sfidano in quel modo che non possiamo sottrarci.  

Forse allora il suo merito, e quello del Grande Fratello e degli altri suoi compagni e attori nel cast, è di rivelarci con sapienza tanto raffinata quel che maschietti da un lato, femminucce dall´altro, non osiamo confessarci ma ardentemente desideriamo. La Marina gli uni, Pietro «o guerriero» le altre. Non per niente Veltroni, che è un cervello fino anche se di studi ne ha fatti pochi, trova il programma sociologicamente interessante. Ha capito tutto, ma educato non svela il gioco perché sa che il Grande Fratello ha una funzione educativa addirittura socratica. Invita alla conoscenza di se stessi cavandola dal nostro intimo medesimo. In effetti se è vero che la cultura è quel che rimane quando si è dimenticato tutto il resto, gli insegnanti dovrebbero seguire il Grande Fratello per capire qual è il frutto maturo del loro lavoro, e noi tutti per comprendere meglio chi siamo. Anzi quale ideale, di persona e come società, ci piacerebbe davvero realizzare. Non vi ritrovate in un mondo ridotto a gabbia da topi? Peggio per voi. Siete vecchi e stupidi. Mediaset e Berlusconi, grazie per averci illuminato. E Marina, continua così, che sei tutti noi.


05/12/2000