Università Cattolica del Sacro Cuore

America a due volti. Dalla pena di morte alla gogna

Crimini e pena. Arrivano nello stesso giorno due notizie diverse dall´America. Una buona e una no. Ma solo nelle statistiche questo significa parità. Se diminuiscono un poco le esecuzioni capitali, solo una quarantina finora quest´anno, ed è la notizia buona, quella cattiva - e credo peggiore - è che la gerenza sociale ha fatto là un altro passo avanti.

Una donna rea di aver rubato in un supermercato è stata condannata alla gogna. Per otto ore al giorno per tre giorni dovrà restare davanti al supermercato stesso con un cartello al collo che dice “Sono una ladra”. Possiamo immaginare i passi successivi se questa ricerca di pena alternativa al carcere dovesse continuare. Potrebbe funzionare una bella stella (gialla?) da portare sul vestito per reati di media gravità, e per i peggiori il marchio a fuoco in fronte. Sono soluzioni già sperimentate per avvertire della pericolosità ed estraneità sociale del soggetto.

E se non bastassero, si potrebbe passare ai tratti di corda, con il condannato sospeso per le braccia legate dietro la schiena e lasciato cadere nel vuoto tre o cinque volte, alle frustate, taglio della mano, lapidazione. Tutte pene già sperimentate da noi secoli fa, ancora in uso in alcuni Paesi arabi. Il futuro americano ha dunque un cuore antico, come la medioevale gogna? Sarà questo il progresso? Già qualche carcere, per diminuire le spese, è stato là appaltato a privati.

In questo caso la soluzione appare ancora più economica e offre allo Stato un ottimo rapporto costi-benefici. Salvo che tra i costi non si calcola la dignità della persona. Una volta che ci si mette su questa strada, infatti, dove ci si potrà fermare? Il carcere è terribile, si sa, ma almeno in linea di principio è meno peggio di questa violenza esibita, cui tutta una comunità è chiamata a partecipare e confermare. Non per nulla la pena detentiva sostituì dall´Ottocento in poi quelle corporali e pubbliche dei secoli precedenti. Gli esperti parlano per furti in casa, scippi e atti di piccola criminalità.

Chiunque sia stato colpito sa che sarà piccola per loro, non per chi la subisce: le vittime restano duramente umiliate e offese da tali atti. Pene ci vogliono dunque, e certe. Ma che nella nazione più potente del mondo, quella che esporta orgogliosamente la sua cultura quotidiana e il suo senso comune e si offende con chi non capisce la bellezza delle sue scelte, si pensi di poter affrontare il problema della criminalità togliendo pubblicamente la dignità a una persona fa riflettere. Su dove sta andando l´America innanzitutto. Su dove la porta l´eredità di quell´individualismo puritano che tante e troppe volte viene rinfacciato come virtuoso modello a noi, latini e cattolici, molli e inclini al compromesso. Su dove porta cioè la violenza di chi ritiene d´essere l´eletto e può e deve perciò allontanare chiaramente da sé, e dalla comunità dei santi cittadini, il peccatore. Non è difficile rispondere. Porta all´intolleranza, al conformismo, al ricatto e infine alla dissoluzione della comunità stessa.

Dunque alla finale negazione dello scopo stesso che ci si era proposti. Nessun uomo è un isola, diceva il poeta. Ci può dispiacere, ma degli altri non possiamo fare a meno e una pena che lacera il tessuto sociale senza nulla proporre né al reo, né alla comunità, allontana e divide. E ciò senza nemmeno voler ragionare sulla sua incertissima efficacia deterrente. D´altro canto è questa la stessa America che per non confondersi con il mondo peccatore stà meditando di affrontare la sfida della complessità rifugiandosi nell´isolamento dietro uno scudo stellare. Dicono che tutto ciò sia il frutto di una storica angoscia.

Della paura di ripetere l´esperienza di tutti i grandi poteri del passato, crollati a un certo punto sotto il peso di responsabilità troppo vaste. Sarà così, ma questo riflesso difensivo ed escludente dell´attuale amministrazione sembra proprio combinarsi bene con la medesima mentalità espressa nel loro piccolo dai cittadini di quel Paese dell´Arkansas. Lungi da noi il desiderio di voler dare lezioni agli altri. Però sia consentito almeno da questo fatto una lezione trarla. Andare oltre la modernità non può significare rinunciare ai diritti umani che, alla lunga, a ciascuno di noi la modernità ha garantito, non può significare rinuncia a dignità e eguaglianza. Perché si comincia con il ladruncolo ma non si sa con chi, e come, si finisce.

07/09/2001