- Milano
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- 2001
- Campanello d´allarme e politica con l´elmetto
Campanello d´allarme e politica con l´elmetto
Gli porta male. Non ci sono santi, deve essere così. La volta scorsa a Napoli gli arrivò tra capo e collo un avviso di garanzia. Poi ci mise anche del suo, con quei discorsi sul chiaro di luna galeotto neanche avesse davanti i venditori Fininvest obbligati per contratto a trovarlo spiritoso.
Questa volta, fatto tesoro dell´esperienza precedente, solo dichiarazioni ufficiali, nessun rischio di imprevisti giudiziari o politici, e però è andata male lo stesso. E pensare che per mostrarsi statista si era fatto addirittura governante, andando di persona a controllare il colore delle tende e la qualità dell´arredo. Niente, non solo tutto quel che è accaduto in piazza, e invece dei complimenti da Bush la pacca sulla spalla di consolazione. Adesso anche i diplomatici stranieri ci si mettono a tempestare per quei disgraziati, giustamente, che diamine, finiti due giorni in galera, e i giornali a scandalizzarsi per il blitz notturno della polizia, sacrosanto no? E ad avanzare addirittura il sospetto di possibili desaparecidos, neanche fossimo davvero nel Cile di Pinochet come suggerisce inconsultamente D´Alema in versione di lotta, e la magistratura che si mette a fare le pulci e non convalida gli arresti. Per non parlare delle televisioni le quali per mostrare la propria indipendenza danno voce ogni minuto a tutti i critici del G8 e del governo.
Per fortuna che l´ambiguità delle dichiarazioni dei rappresentanti delle tute bianche rispetto a quelle nere, e i contorcimenti verbali dei portavoce del movimento su quanto è accaduto attenuano il danno. Però per chi tanto tiene all´immagine come Berlusconi lo smacco è grande. E sostenere con Fini che la sinistra ha perso la testa significa forzare inutilmente i toni, e nascondersi dietro un dito. Perché il fatto vero è un altro: quello che poteva essere presentato come un successo grazie all´orientamento preso dal G8 stesso, anche per le sollecitazioni italiane a favore dei poveri e degli ultimi, ogni giorno che passa diventa piuttosto un problema e i risultati del vertice passano in secondo piano rispetto alle questioni di ordine e gestione della piazza.
Infine, una opinione pubblica compattamente contraria ai disordini e ai vandali, ben disposta a dar fiducia a una nuova classe dirigente e alle sue scelte - le elezioni l´hanno appena dimostrato -, si trova sempre più disorientata e delusa. Certo, si sapeva che un governo di centrodestra avrebbe avuto maggiori difficoltà di uno di centrosinistra a trattare con dimostrazioni e dimostranti, privo di sponde da quella parte, e stretto com´era ed è tra il timore di apparire pregiudizialmente repressivo, strutturalmente illiberale, e l´ovvia volontà di non apparire però debole.
Oltre alla necessità di non smentire una linea garantista sostenuta con impegno fino a ieri. Ma questa consapevolezza andava dichiarata, le difficoltà andavano confessate. Occoreva però per farlo una cultura alta di governo, e complessiva. Almeno l´abbozzo di un progetto politico che non affidasse ogni sua soluzione ai ragionamenti economici, incerti poi, di un Tremonti, o alle dichiarazioni intempestive, e perciò necessariamente senza seguito, di un Buttiglione. È vero, gli italiani hanno votato Berlusconi alla ricerca di una concretezza svanita nelle pur pensose dichiarazioni di Veltroni o Rutelli. Ma concretezza è più che abilità manovriera, più che esibizione di sicurezza personale, più del rifugiarsi in supposte oggettività di mercato. Tra pochi giorni arriverà Ferragosto e si porterà via presumibilmente i dibattiti su Genova. Ma sarebbe un grave errore per il governo non sentire che è suonato un campanello d´allarme, non riflettere sui limiti politici e culturali palesati in questi giorni. E l´opposizione? Già, da qualche parte ci deve essere anche una opposizione.
Le sue mosse, in parte ostaggio di Bertinotti, in parte tese a ottenere modesti successi d´immagine - come nell´accanimento senza prospettiva contro il ministro Scajola -, nemmeno convinte e unitarie, inutilmente gridate, dimostrano che a spostare l´attenzione dal governo su di essa significa cadere dalla padella nella brace, e che anche da quella parte la crisi è profondissima. Mal comune mezzo gaudio? Ma sì, e chi si accontenta gode. Fino a quando?
27/07/2001