- Milano
- Dipartimento di Storia moderna e contemporanea
- Carte Mozzarelli
- 2001
- Ecco il fondo del barile di un vecchio illuminismo
Ecco il fondo del barile di un vecchio illuminismo
Ci sarà tempo per un esame più approfondito, e speriamo di poter dire allora che oggi ci siamo sbagliati, ma la lettura dei primi elementi disponibili sui nuovi programmi della scuola di base, presentati ieri dal ministro De Mauro, lascia veramente sconcertati, e allarmati. Sconcertati per la presuntuosa vaghezza del progetto, allarmati perché ne va di mezzo il destino delle nuove generazioni. Dopo cinquant´anni e più che lo si combatte, la bestia nera è ancora il mitico nozionismo.
Insegnando all´università, e per di più in una facoltà di scienze della formazione, posso rassicurare il ministro. Non se ne preoccupi. Non ce n´è più traccia, non solo alle elementari e medie, talvolta nemmeno alle superiori, almeno a giudicare dal livello di analfabetismo culturale di molti studenti, per di più incapaci di leggere e comprendere un testo complesso. E poiché il ministro faceva lo stesso mio mestiere di professore universitario (cui spero non vorrà sottrarsi ancora a lungo) non può non saperlo. Perché allora evocarlo, questo mostro del nozionismo.
Perché in realtà serve a giustificare un progetto culturale altrettanto vecchio, presentandolo come innovativo, quando quel che ci viene propinato è il fondo del barile d´un illuminismo di maniera coniugato con qualche mito roussoviano. Così il bambino che si raffigurano e propongono alla fine della scuola di base i sedicenti esperti ministeriali è una sorta di piccolo mostro.
Non solo conosce due lingue straniere, sa far musica, è stato reso consapevole del proprio corpo e dell´importanza della corporeità, ma grazie al nuovo apprendimento della matematica, che gli ha insegnato a intuire e immaginare, ha padronanza delle idee fondamentali di una teoria e capacità di collocarla nel tempo. E grazie allo studio delle scienze è consapevole dell´interazione fra ricerca scientifica, innovazione tecnologica, etica, processi economici e atteggiamenti sociali. Gli mancasse qualcosa ci pensano le tecnologie, il cui studio deve sviluppare capacità di progettazione autonoma e di autoregolazione delle azioni e contribuire pure al ripensamento critico della società e dei suoi valori.
Non saprà magari leggere e scrivere molto bene il nostro piccolo Emilio redivivo (l´ex ministro Berlinguer lo dice sul “Corriere della sera” che abbiamo esagerato con questo lungo monopolio della scrittura) ma ha appreso dalla natura e dalla scienza il comportamento etico e la capacità di criticare i “valori”.
Quali non si sa, visto che pure l´educazione civica è scomparsa per lasciare il posto alle “scienze sociali”. Un progetto che non sa più nemmeno proporre un ideale condiviso di cittadinanza, fugge in avanti e immagina questo piccolo essere così ben formato e informato (avrà letto di notte le enciclopedie sottrattegli per le ricerche sul campo a scuola) da sdottorare in consapevole e individualistica autonomia, a dodici anni, di etica, economia e critica della società. Ma li hanno mai visti i bambini al ministero? A quel che si capisce li immaginano poi tutti piccoli orfani, visto che un ruolo alle famiglie non sembra attribuito e che la scuola vi viene proposta come totalizzante dell´esperienza infantile.
Insomma, solo, senza tradizione culturale, ma pronto a comprendere quella altrui (si ipotizza l´apprendimento dell´arabo o del cinese), il nostro piccolo eroe può contare però sulla dea ragione, quella del calcolo e della tecnica per i quali palpita il cuore degli esperti, come abbiamo visto. Ma come proprio oggi che il mito della scienza non funziona più? Che dire, sarà troppo sperare che una risata sommerga il ministro, i suoi esperti e i nuovi programmi?
08/02/2001