- Milano
- Dipartimento di Storia moderna e contemporanea
- Carte Mozzarelli
- 2001
- Fatta la riforma. Ma mio figlio che scuola farà?
Fatta la riforma. Ma mio figlio che scuola farà?
Come sanno tutti i genitori interessati, entro il 25 gennaio prossimo bisogna preiscrivere al primo anno i figli che cominciano la scuola, quella già elementare e ora “di base”. Significa che, scomparsi gli antichi vincoli territoriali, i genitori nel nome dell´autonomia sono invitati a valutare i diversi “piani dell´offerta formativa” (per gli intimi POF) approntati da ciascuna scuola e indirizzarsi a quella che loro appare migliore. E´ un´idea ottima.
Anche là dove la sua efficacia si riduce perché per motivi logistici di scuole davvero raggiungibili ce n´è una sola, permette comunque un dialogo più trasparente fra insegnanti e genitori, rende comprensibili le scelte dei primi, corresponsabilizza i secondi. Tanto più che secondo il nuovo sistema ben duecento ore su mille sono lasciate per l´utilizzo alla scelta del corpo insegnante di ciascuna scuola, e dunque i contenuti possono esser pensati in relazione alle diverse situazioni e necessità, dei bambini e delle collettività locali.
Bello, bellissimo. Peccato che non sia vero. Infatti mancano a tutt´oggi i programmi ministeriali per la nuova scuola “di base” e gli insegnanti non possono di conseguenza ancora sapere su che progetto generale ritagliare il proprio POF. Né i genitori quale privilegiare. O, per altro verso, le case editrici come impostare i propri materiali. Tanto, qualcuno dirà, in prima e seconda, gira e rigira, si insegnerà comunque a leggere e scrivere.
Giusto. Ma se tutto si riducesse a questo non ci sarebbe bisogno di riforme e di POF, basterebbe la maestrina dalla penna rossa e come contrappasso da meditare il paese dei balocchi, dove i bambini che non voglion imparare si traformano in asinelli. E´ vero ci sarebbe forse anche il problema di lasciar inoperosi tanti valenti e pensosi pedagogisti, ma li si potrebbe sempre riciclare in qualche lavoro socialmente utile.
Adesso d´altra parte hanno evidentemente troppo da fare se non hanno ancora saputo partorire i nuovi programmi. O non sarà forse che la fretta di condurre comunque in porto la riforma l´ha fatta nascere all´insegna dell´improvvisazione e che rimediare in corsa è proprio difficile? Di riforme davvero importanti della scuola se ne son fatte in Italia non più di tre o quattro dal 1859 ad oggi.
Non si tratta dunque di materia sulla quale si possa intervenire tanto di frequente, perché ogni riforma significa -o dovrebbe significare- un profondo ripensamento delle linee di educazione e formazione delle giovani generazioni motivato vuoi da radicali mutamenti di regime politico, come accadde con l´Unità o il fascismo, vuoi da imperiose necessità di adeguamento a nuove condizioni sociali e culturali, come fu per la scuola media unica nel 1962. Ma De Mauro non mi sembra Casati o Gentile, né dietro alla riforma attuale c´è stato un dibattito ampio e impegnativo come quello di quarant´anni fa.
Tutto accade come per caso, rincorrendo le situazioni, con l´occhio a scadenze minimali rispetto alle questioni coinvolte come posson esser le date delle elezioni o la gloriuzza di aver comunque fatto, questo governo piuttosto che il prossimo, La Grande Riforma Della Scuola. Si lamenta l´assenza di spirito di cooperazione della minoranza, Ciampi invita a cercare ciò che ci unisce piuttosto di ciò che ci divide e poi, all´atto pratico, si fissano dal governo scadenze che non si sanno rispettare, vien da pensare, solo per metter “gli altri”, comunque vadano le cose, di fronte a dei fatti compiuti.
Peccato che non si stia discutendo, che so, della raccolta dei capperi -che avran la stessa forma e matureranno sempre nello stesso periodo a dispetto di qualunque ministro-, ma, nell´improvvisazione e nel segreto delle commissioni ministeriali i cui lavori mancherà il tempo di discutere- del futuro degli italiani tutti, che coltivati in un modo o nell´altro cresceranno diversi.
Senza dimenticare che tanto peggio saranno congegnate nell´affanno le riforme e i programmi, tanto più conterà ciò che sta dietro a ciascun bambino, cioè la famiglia d´origine. Così che i fortunati lo saranno sempre di più, e la scuola, avvilita, sempre meno recupererà le disuguaglianze di chi per qualche ragione parte svantaggiato.
09/01/2001