Università Cattolica del Sacro Cuore

I limiti di una protesta che diventa una rappresentazione

Poliziotti in ritiro d´addestramento, manifestanti nelle strade a simulare gli scontri, contestatori che spiegano i trucchi in preparazione per aggirare i divieti, sfoggio di numeri da una parte e dall´altra, e quanti carabinieri e quanti elicotteri, così come quanti contestatori e tutte le loro sigle, e le tute bianche da una parte e i baschi multicolori dall´altra. E interviste dei rappresentanti del Genoa social forum e comunicati ministeriali.
Ritrattini dei protagonisti sui giornali. Tutto sul come, niente sul perché. Così ci si avvia al G8. Ci fosse da disputare una finale da spareggio scudetto tra Genoa e Sampdoria gli articoli non sarebbero poi tanto diversi.

Quasi che tutto si risolva nella questione dell´ordine pubblico perché tutto il resto è già detto. Come il senso di una partita di calcio per l´appunto, che non andrebbe certo spiegato. Ora, la questione dell´ordine pubblico è senz´altro importantissima, ma resta secondaria rispetto al significato e dell´incontro e delle contestazioni allo stesso.

E sono proprio i critici della globalizzazione quelli che stanno perdendo un´occasione con quest´insistenza sulle forme della protesta, gli spazi e l´accoglienza. Tanto più ci si concentra su questi aspetti, tanto meno sono visibili e comunicate le ragioni del dissenso. Anzi, queste finiscono per esser svilite dentro un evento che, troppo gridato e annunciato, sembra risolversi in una gigantesca partita tra guardie e giovanotti più o meno esagitati. E rispetto alla quale diventa quasi inevitabile appoggiare le forze dell´ordine, come se si dovesse scegliere tra ordine e disordine e non tra due differenti linee di pensiero sul futuro del mondo.

O anche, come se si dovesse stabilire in quei giorni, attraverso le manifestazioni di piazza, chi è più forte: i governi degli otto paesi più industrializzati del mondo o il variegato “popolo di Seattle”. Ma non è così, perché alla fine la globalizzazione esiste e va governata, e tanto più chi contesta la prevalenza d´una ragione economica su ogni altra si fa inchiodare nel ruolo e nell´immagine del contestatore tutto muscoli ed esibizionismi, o definire in termini generazionali, di giovani spontanei ed entusiasti contro ´il potere´, tanto meno sarà in grado di far filtrare ragioni diverse nella società tutta intera.

Se la protesta diventa un fatto rituale, se a Genova si mette in scena una rappresentazione, anzi la replica obbligata delle rappresentazioni precedenti da Seattle a Goteborg in una sorta di spirito di emulazione con quelle nel bene e nel male, allora i membri del G8 nulla avranno da temere, e nulla da imparare, dalla protesta. Basterà per l´appunto la polizia. E di Genova rimarrà solo lo strascico delle polemiche politiche tra governo e opposizione, il “ve l´avevamo detto” degli uni o degli altri. E se proprio gli incidenti fossero davvero gravi la disaffezione per la protesta di chi a Genova vuole andare non per partecipare a una rappresentazione dal copione scontato, ma per testimoniare un´inquietudine diffusa, la richiesta di un governo politico a forte contenuto etico della globalizzazione, la plausibilità di modi pratici differenti per compierla.

Col risultato che la prossima volta la protesta sarà ancor meno credibile ed estesa, la ragione economica più indiscutibile.. Molto dovrebbe fare in questo senso il governo italiano stesso offrendo spazi e strumenti per render visibili le questioni del G8, che tutti ci riguardano, provocando, se così posso dire, i contestatori su questo terreno, e non su quello della prova di forza o di un generico diritto a protestare che non si nega a nessuno. Molto potrebbero fare anche i media, riportando in primo piano il cosa sul come nelle cronache e nei commenti. Ma non mi sembra che questo, salvo eccezioni, stia accadendo. E se non lo si farà nemmeno nei prossimi giorni, allora, per favore, non si straccino le vesti per quel che potrà esser andato male.

La rappresentazione, e in quella forma, l´avranno voluta proprio loro.

27/06/2001