Università Cattolica del Sacro Cuore

Il vertice Fao: Assisi sarebbe un'ottima sede

Dopo il disastro genovese il governo non vuole offrire un´altra occasione di strumentale conflitto e devastazione a chi approfitta cinicamente delle giuste preoccupazioni di tanti riguardo ai nodi e ai modi del mondo globalizzato di questo nuovo secolo. Da qui la volontà di spostare anche il prossimo, e tradizionalmente tranquillo ma questa volta a rischio, incontro della Fao fuori Roma.

Volontà condivisibile, motivata dal timore di veder prevalere, su ogni altro, gli aspetti di ordine pubblico facendo passare in secondo piano il nocciolo delle questioni - fame nel mondo e ruolo di responsabilità, globale anch´essa, dei Paesi ricchi e dell´Onu per la sua progressiva riduzione - di cui si dovrà trattare. Ma proprio per questo si rimane profondamente stupiti per i luoghi che si vogliono proporre come sede dell´incontro: una scuola di polizia ben protetta, una cittadina termale tradizionale ritrovo della destra, una rocca medievale, addirittura il casinò di Saint-Vincent.

Forse si pensa di risolvere i problemi della povertà giocando alla roulette i fondi della Fao. I delegati si divertono e, andasse bene, sai che successo. Ma c´è poco da ridere purtroppo. Il guaio è che a ispirare tutte queste possibili scelte è, di nuovo e ancora, solo una preoccupazione di ordine pubblico: la ricerca di un luogo separato e difendibile. Però così facendo si accetta di ragionare proprio nei termini di chi vuole dimostrare che l´unica via di confronto possibile è quella della violenza perché le istituzioni internazionali e i governi sono tutti complici di un perverso disegno di oppressione globale, tramano nell´ombra, decidono senza ascoltare i dannati della Terra, rappresentano in definitiva il vero nemico e ostacolo a una soluzione dei mali cui dicono di volersi dedicare.

Che l´Onu e, di conseguenza, anche la Fao, abbiano nel tempo accresciuto il loro aspetto burocratico a scapito della tensione ideale che li animava nelle intenzioni dei fondatori, che si siano dimostrati talvolta impari alle sfide con cui erano chiamati a confrontarsi, non c´è dubbio. Ma proprio per questo non li si può avvilire oltre. Si discuta pure se altri strumenti e forme istituzionali possano essere oggi più utili per favorire la lotta alla povertà e a una miseria che toglie dignità, ma intanto non si delegittimi la Fao obbligandola a nascondersi dietro qualche alto muro.

La si stimoli semmai. Anche con una scelta di luogo che dimostri una consapevolezza culturale alta, non solo una burocratica astuzia. C´è un posto in Italia che ricorda in modo fortissimo e chiarissimo come l´Occidente non sia solo multinazionali e consumismo, arroganza e violenza, come vorrebbero i nichilisti del Black Bloc o gli pseudoalternativi dei movimenti antagonisti, come la nostra civiltà sappia esprimere condivisione, mitezza, rispetto, essenzialità, abbia un´anima e una spiritualità capace di interpellare uomini di fede e no.

E mi riferisco ad Assisi, dove il Papa ha potuto incontrare e pregare con gli uomini di tutte le religioni a dimostrazione del valore universalmente accettabile dell´esempio di Francesco e dove, per le medesime ragioni, il laico e non violento Aldo Capitini ritenne, a suo tempo, di poter situare la propria marcia della pace. Non mancano al luogo le capacità ricettive e le infrastrutture per accogliere il vertice della Fao. E confrontati con esso cadono tutti gli alibi e devono chiarirsi le ambiguità. Quelli dei delegati, che non troveranno gli agi e svaghi romani ma saranno richiamati al senso ultimo del loro lavoro; quelli del movimento No Global per quanto appena detto; degli uomini di Chiesa ancora, e pure dell´opposizione, incerta a tutto.

Quelli del governo, infine, chiamato a dimostrare - in una questione nella quale il suo ruolo è di garanzia e stimolo - finalmente respiro ideale e consapevolezza storica, in definitiva una vera e reale autorevolezza.

03/09/2001