- Milano
- Dipartimento di Storia moderna e contemporanea
- Carte Mozzarelli
- 2001
- L´inarrestabile ascesa della paghetta ai figli
L´inarrestabile ascesa della paghetta ai figli
Pare che qualcuno arrivi a ottocentomila lire al mese. Saranno eccezioni, voglio sperare, ma di certo oggi le mance settimanali date ai ragazzi, o paghette, o come diavolo le si vuol chiamare, sono lievitate, rispetto a quelle elargite ai loro genitori al tempo ch´erano minorenni loro stessi, ben più del tasso d´inflazione. Certo, siamo più ricchi, si dice, ed è difficile lesinare coi figli quando poi si spende con una certa larghezza in proprio. E poi sono pochi i figli, e più longevi i nonni, e disponibili magari le zie, così che alla fine il gruzzoletto settimanale raccolto senza fatica finisce per essere, fra elargizioni certe e casi fortunati, più alto di quello che i genitori stessi hanno messo in bilancio. Ma è inutile che cerchiamo scuse.
La verità è che siamo cambiati noi, la famiglia, e per forza allora anche i figli e il rapporto con loro. E l´irresistibile ascesa della paghetta ne è una ovvia conseguenza. Chi ha una certa età ricorderà quando a scuola venivano distribuiti i libretti di risparmio con già un primo minimo versamento, e l´Ina Casa regalava casette salvadanaio. Le mance allora avevano la stessa funzione. Non dovevano servire a spendere, ma ad imparare a risparmiare. Facevano parte di una generale pedagogia basata sul sentimento della scarsità, sul richiamo all´austerità. “Raccogli legna quando sei giovane, ti scalderai quando sarai vecchio”, martellava mio nonno tutti i nipoti.
Poi c´era chi cercava di riscuotere subito quel primo deposito, un vero cattivo, alla Franti del libro Cuore, e scopriva che non si poteva, e chi dilapidava in quattro ghiaccioli l´uno in fila all´altro, nello stesso pomeriggio domenicale, le cento lire settimanali, ma erano eccezioni. I bravi bambini e adolescenti d´una volta bilanciavano attentamente le loro scarse entrate, anche perché erano così modeste che per ogni spesa significativa, fosse anche, il cinema parrocchiale, si doveva comunque ricorrere a erogazioni specifiche. E così finiva che qualcosa si risparmiava davvero, ma non serviva un portafogli, bastava una scatola di latta a contenere quel tesoro di monetine, e ci ballavano pure dentro. Pezzi pregiati le cinquecento lire d´argento, tanto che si tesaurizzavano. Non solo i piccini per la verità.
E alla fine anche per questo smisero di coniarle. Il caso estremo me l´ha raccontato un amico, figlio di un libero professionista importante nella sua città, che solo cominciando a lavorare in studio con il padre, il quale a quel punto lo mise a parte dei conti di casa, scoprì, ed era già laureato e suo padre non era un avaro, che il genitore era davvero ricco. I suoi figli, invece, questo l´hanno capito fin dalla più tenera età. E ci hanno messo molto più a diventare uomini del padre e del nonno. Ma sarà un caso.
Di certo oggi con una famiglia molto più impegnata nel lavoro di un tempo, con figli costretti di conseguenza a governarsi da soli ben più d´una volta, con una pressione al consumo molto maggiore anche sui minorenni (si deve pur sostenere il prodotto interno lordo!), la paghetta non ha potuto che cambiare di significato. È ancora un allenamento alla vita, ma quella del consumatore e del singolo che pensa per sé, si coccola e si gratifica.
Qui e ora. E i genitori più o meno sono costretti anche loro ad adeguarsi. Nel bene come nel male la vecchia pedagogia è fuori corso e può appena esser citata come antiquariato. Ma voi tutti, che avete contato le cento lire, aspettate. Fra poco anche i figli dell´attuale società - che noi abbiamo creato - cominceranno a metter su casa e assumersi delle responsabilità.
Li aiuteremo ancora una volta certo, e con tutto l´affetto e la sollecitudine, e il denaro, se ne abbiamo: saranno paghette giganti in effetti; ma con tutto ciò anche a loro toccherà fare i conti in un modo o nell´altro con quella parola, sacrificio, che abbiamo voluto esorcizzare dalla loro giovane vita. E non son proprio sicuro che vedersela davanti tutta d´un colpo non sia peggio dell´averci fatto un pedagogico callo fin dalla più tenera età.
02/12/2001