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- 2001
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Per il prossimo weekend un campo da golf
Avviso ai naviganti, negli infidi mari delle mode. Avete appena comprato una racchetta da tennis al carbonio con impugnatura di pelle di squalo, come le spade dei samurai? Gettatela. Avete rinnovato tutta l´attrezzatura da sci per adeguarla allo stile carving? Regalatela. State pensando di iscrivervi al fitness club più famoso della città? Non fatelo. Tutto questo è irrimediabilmente “out”. Ma a voi piaceva davvero giocare a tennis e finalmente eravate arrivati tra i primi dieci del vostro circolo? Pazienza, dovete ricominciare da capo.
Adesso va il golf. Affrettatevi, avete poco tempo per non esser irrimediabilmente tagliati fuori. Per il momento è ancora ammesso il non classificato, persino quello che ha cominciato l´estate scorsa, ma tra breve già avere un handicap di 32 (non lo sapete? è quello degli ultimi) provocherà l´imbarazzo dei commensali alla cena degli arrivati. E intanto cominciate a leggervi il regolamento perché per calpestare il prezioso green dovete passare l´esame di ammissione, e c´è chi l´ha ripetuto tre volte. E mi raccomando, il golf è una religione, ci si muove di santuario in santuario.
Per le vacanze di Pasqua ormai è tardi ma il prossimo ponte lungo programmatelo in funzione del campo: quello di Agadir è stupendo, se no anche Marrakech non è male. Alla cena degli arrivati l´altra sera erano tutti contenti nel riconoscersi golfisti. I pochi che non erano ancora al corrente ascoltavano sbalorditi e imbarazzati confessioni di principianti cinquantenni che raccontavano la prima buca, e cosa aveva detto loro il maestro. Se uno ha la passione di correre, ve ne parlerà giusto per un attimo se è appena tornato dalla maratona di New York, e se va in bicicletta perché ha fatto in giornata quattro passi dolomitici, non se è arrivato da Bergamo a Dalmine. Il golf invece rilascia qualunque freno inibitore. Sembravano tutti ragazzini alla prima uscita da soli in pizzeria. Euforici a raccontarsi le loro modestissime riuscite, a riconoscersi competenti al nuovo gioco della buona società.
E quello che raccontava che lui ci giocava da ragazzo ma adesso aveva smesso perché per stare a un certo livello ci vuole troppo esercizio, veniva guardato con fastidio, come se volesse rovinare la festa a tutti gli altri. Non ci sono più le ideologie, i partiti sembrano di plastica, non dico la religione ma persino le sette orientali non ci dicono più niente, su chi siamo e dove andiamo meglio non interrogarsi, ma la vanità, quella sì che dura e sul suo regno non tramonta mai il sole. Davvero sembra la regina del mondo, come rifletteva tanto tempo fa Sterne. Per carità, il golf sarà anche uno sport bellissimo, ridicoli sono i neofiti che ci vedono dentro una consacrazione sociale, quelli che si considerano così superiori a tutti gli altri da dover correre dietro a ogni nuova moda per credersi diversi diventando uguali. Ma attenzione, come sempre è facile vedere la pagliuzza - o la mazza - nell´occhio altrui e non la trave nel proprio e varrà la pena di interrogarci sulle nostre di vanità.
Il ridicolo altrui ci serva di monito perché siamo tutti sempre a rischio. E se nemmeno questo bastasse ricordiamoci che comunque “vanità delle vanità, ogni cosa è vanità”.
22/04/2001