Università Cattolica del Sacro Cuore

Tema d´italiano ed equilibrismi ministeriali

Sia stato equilibrio o piuttosto equilibrismo, certo quest´anno i burocrati ministeriali si sono proprio impegnati per non far trasparire indirizzi ideologici o suggerimenti troppo servili. Dove scelta è proposta, si tratta infatti di quelle così generalmente condivisibili da non poter suscitare discussione. Chi può non esser d´accordo con la Dichiarazione dei diritti dell´uomo e la necessità di renderne l´attuazione sempre più effettiva? E come negare l´integrazione europea? Chi può mettere in discussione l´emancipazione femminile?

 Giusto, in quest´ultimo tema, l´indicazione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna come “i Paesi più avanzati” potrebbe prestarsi a qualche considerazione problematica, ma ci vorrebbe uno studente eccezionalmente brillante per giocare l´affermazione in termini critici ricordando ad esempio la lunga discriminazione dei neri e interrogandosi sui molti volti di queste società, o per inquietare la commissione con riflessioni sottilmente paradossali su diritti individuali che crescono e identità personale che si indebolisce per via d´un essere uomo dall´io sempre più diviso.

Il rischio vero per le commissioni sarà, con queste tracce, di sorbirsi pezzi pieni di buoni sentimenti come per gli studenti sarà stato di non annegare nella melassa. Anche sull´Europa un´antipatizzante, ma non rozza o banale, alternativa di dissenso richiedeva finezza e competenza culturale non comune per creare scompiglio. Temi facili dunque, temi rifugio, ma proprio per questo temi grazie ai quali sarà stato difficile brillare.

Tema difficilissimo invece, vera trappola, quello sulla musica e il mercato. Mettere insieme Madonna, Sanremo e Napster, libertà del mercato virtuale e macchine promozionali di star e case discografiche, la trasgressione ben pagata di Eminem e il rito nazionalpopolare del festival della canzone italiana, Verdi e il DVD, può aver allettato i più spavaldi convinti di godere d´una posizione dominante, per privilegio generazionale, su professori supposti a disagio con le diavolerie internettiane, i gadget tecnologici e le più recenti tendenze (commerciali) di rock, rap e pop.

Ma partiti di slancio me li vedo nella maggior parte dei casi i nostri eroi, dopo dieci righe, con la penna a mezz´aria. Saper parlare seriamente di argomenti apparentemente frivoli è faccenda delle più difficili. E qui va detto che i ministeriali hanno superato se stessi, presi due piccioni con una fava: non solo hanno messo nelle peste, se pur ci sono cascati, rockettari e alternativi, ma hanno reso discreto omaggio alla milanesità della nuova ministra. Non c´è che dire, la necessità aguzza l´ingegno.

E lo si vede bene negli altri temi, che presentano, nei testi delle tracce, una molteplicità talvolta esplicitamente confliggente di prospettive e una varietà inattaccabile di riferimenti culturali. Contrariamente a quel che prevedeva ancor pochi mesi fa la fallita riforma della scuola, la quale faceva della scienza la via addirittura all´etica, qui le passioni scientiste di Rita Levi Montalcini sono temperate dalle perplessità sul senso del lavoro scientifico di Heisenberg, e al classico Galileo di Brecht si giustappongono il marxismo criticissimo di Hobsbawm, con la sottolineatura della politicizzazione della scienza, e la riflessione sapienziale di Pascal. Tema bello e stimolante, invito a pensare e tirar fuori considerazioni non banali. Ancora meglio gli altri due sulla piazza e sulla memoria delle radici.

In qualche modo lo stesso argomento, l´uno giocato sul piano collettivo, l´altro su quello individuale. L´inevitabilità per qualunque io di dirsi nei confronti di un noi. Quale che fosse il percorso scelto, argomenti che mettevano davvero in gioco la maturità dei ragazzi. Insomma, anche quest´anno i ministeriali hanno superato la prova. Speriamo ci siano riusciti anche gli studenti.

21/06/2001