Università Cattolica del Sacro Cuore

Veronesi, i pedofili e la brutta aria che tira

Strani umori percorrono il Paese. Il ministro della Sanità Veronesi dichiara che quando la pedofilia diventasse una malattia, una nevrosi ossessiva, si potrebbe ricorrere al trattamento medico, e per carità, certo, col consenso degli interessati. Sul “Corriere” Enzo Biagi, nelle sue quotidiane distillazioni di saggezza, rammaricandosi del risultato del voto delle ultime elezioni, butta lì che i voti si contano e non si pesano, e però aggiunge sibillino che Prezzolini affermava di faticare a riconoscere che il suo valesse quanto quello del vagabondo stravaccato sulla panchina sotto casa.

Natta è morto dichiarandosi “illuminista, giacobino, comunista”. Né il ministro né il giornalista sottoscriverebbero una simile dichiarazione, però dalle loro parole traspare la indomita presunzione pedagogica e la presupposizione di superiorità elitaria che in quelle si ritrova. Vecchio vizio dei savi italiani, i quali si sentono sempre superiori al loro Paese, antiitaliani come Prezzolini, davvero un buon esempio di democratico, o “migliori” come il togliattiano Natta, o infine pronti a sacrificare alle sicurezze della scienza, o dell´ideologia, i diritti della persona. Perché certo nessuno può, o vuole, difendere o “comprendere” pedofili e pedofilia, ma la tentazione della scorciatoia medica per risolvere problemi etici e sociali richiama soluzioni che oggi ci fanno orrore.

L´eugenetica non l´hanno inventata i nazisti, come sarebbe bello credere, e prima di loro l´hanno applicata Paesi come gli Stati Uniti. I nazisti ne hanno fatto un sistema, portandolo alle ultime conseguenze, ma al principio c´è sempre e ovunque lo smarrimento del senso del valore della persona, la presunzione di aver la chiave per la costruzione di un mondo perfetto. La stessa che fa gettare il sasso e nasconder la mano di fronte a risultati elettorali che non piacciono, e i quali si spiegano con la stupidità o ignoranza degli elettori.

Ci abbiamo messo cinquant´anni a riconoscere che l´ascesa del fascismo andava spiegata con la debolezza delle élite liberali, la crisi dello Stato, il dogmatismo o la scarsa lungimiranza delle opposizioni piuttosto che con una “malattia morale” del Paese o la sola capacità sopraffattrice di una minoranza, e però in un modo o nell´altro sempre lì si ritorna: le responsabilità sono degli altri, i non savi, che non sanno, non capiscono. Parliamo tanto di crisi della politica e di una dimensione etica, ma dev´essere un´etica della responsabilità che chi vuole proporsi a governare si assume e grazie alla quale si guadagna un´autorevolezza che lo rende capace di ottenere consenso e legittimità. Rendendolo così capace, per stare ai nostri casi, di reprimere i comportamenti pedofili salvaguardando però i diritti indisponibili della persona, o di riconoscere ai concittadini tutti una pari dignità, rifiutando l´idea tanto comoda che ci sia sempre qualcuno, egli stesso, più uguale degli altri.

25/05/2001