- Milano
- Dipartimento di Storia moderna e contemporanea
- Carte Mozzarelli
- 2002
- Armani griffa, Cipputi graffia
Armani griffa, Cipputi graffia
Una vecchia vignetta di Altan mostrava due operai in dialogo. Il primo riferiva: “Agnelli ha detto che il Paese è meglio della sua classe dirigente”. Il secondo commentava: “Agnelli è un vero signore”. Probabile che oggi Cipputi pensi lo stesso di Armani, il signor Fiat della moda italiana, il quale ha spiegato che il lusso fa schifo e come nell´ultima collezione, abbia voluto rendere omaggio agli operai, alla loro semplicità e razionalità che, udite udite, comporta un rigore paragonabile all´esoterismo indiano. Sarà per questo che anche i suoi operai sono etnici e lontani: minatori russi visti al cinema, operai francesi come li faceva Jean Gabin, classe operaia della guerra di secessione americana. Va forte l´operaio d´antiquariato, molto chic, molto uomo, non quello d´oggi, davvero malvestito e niente esoterico, con quel maglione simil Missoni e la giacca finto Versace, che Giorgio, diciamocelo, già sono brutti gli originali, immaginarsi le copie. Un´impresa titanica. Non solo bisogna spiegare alla gente tutta che il lusso non fa eleganza, e che un vero signore non si prostituisce per una borsa firmata (perbacco!), ma recuperare la stessa classe operaia ad uno smarrito rigore, indicare i modi per andar oltre questo mondo fasullo. Oh George, come faremmo senza di te, la tua maestrìa di matita e di pensiero. A Bilbao quest´estate al nuovo Guggenheim, tempio dell´arte e della cultura pop-pensosa, c´era la mostra storica dei tuoi vestiti e adesso li butti tutti alle tue spalle. Diceva Zavattini: lasciatemi divertire. Ma temo che le tue provocazioni non siano allegre, che come ti sei lasciato prender sul serio quando sui tuoi vestiti si sprecavano analisi semiologiche e sociologiche, così ora davvero ci stai male, che scopri quelli senza una lira e rifiuti il frac. E pensare che anche questo abito è nato informale, tagliato così per comodità, e, come tanta moda, è passato dalla strada di campagna ai salotti fino alle cerimonie più formali, in un ciclo infinito di invenzione e rielaborazione; come la cravatta, da sciarpa militare per soldatacci - classe operaia del Seicento anche loro - ad accessorio di lusso, fino a che, alla fine, diventa chic rifiutarli, per una polo come la porti tu. Ma forse hai ragione, come Saint Laurent che si ritira. Il mondo invecchia, tutto è stato ormai citato e riciclato, mischiato e provocato, la globalizzazione è anche non esserci più un altrove cui attingere. Resta solo la nostalgia d´un passato altro, quegli omacci in tinta seppia. Tant´è vero che la gente si veste sempre più come gli pare e la bella unanimità di quando si dettava una moda - i jeans, la minigonna, le giacche Armani destrutturate - e, tutti correvano, non si vede più. Ma via, allora, che lo sfogo di Giorgio sia solo un´altra puntata della vecchia storia: che quando non si possono più dare cattivi esempi si danno buoni consigli?
18/01/2002