- Milano
- Dipartimento di Storia moderna e contemporanea
- Carte Mozzarelli
- 2002
- Io, tifoso medio. E senza vergogna
Io, tifoso medio. E senza vergogna
Sì. Guarderò il Mondiale. Anzi, ho già cominciato, e ho tifato per Senegal e Arabia Saudita, che facesse almeno un tiro in porta. E non c´entra né una passione per il Terzo Mondo, né qualche ostilità verso francesi e tedeschi. È sempre la storia di Davide e Golia che appassiona, la speranza di veder rovesciate le attese di chi si crede il più forte, il più bravo, il più intelligente, e così via, di chi si crede naturalmente superiore insomma e pensa di non poter non essere altro da tutti, da noi insomma. Come quando la parte politica in cui si crede perde le elezioni, e subito, “cosa vuoi, le masse sono stupide”. Eh no, a me piace vedere il mondo dal basso, star dalla parte delle radici se vogliamo, e questo significa rispettare sempre e comunque gli altri senza alzarsi a sdottorare, a credersi ovviamente i migliori, e stupidi gli altri che non se ne accorgono. Che piacere allora veder vincere il Giro Savoldelli, su cui nessuno puntava, il quale, mentre fatica in bici, rimpiange, come ho letto, di aver dato retta ai suoi che lo vogliono ancora corridore e non già imbianchino. Che non ha barato, non si è pensato furbo, o al di sopra delle regole, non si è inventato la zia col tè alla cocaina, ha corso onestamente, e per questo è stato ricompensato con una bella vittoria. Allora Senegal fino in fondo? Ma per carità, viva l´Italia e gli azzurri. Se loro non ci fossero il Mondiale sarebbe già insipido. Chi sarebbe rimasto in piedi a sentir la straordinaria voce romagnola di Ricci che commentava le regate dalla Nuova Zelanda se non ci fosse stata Luna Rossa? E così certo che il Mondiale lo guardo perché giochiamo noi, e non me ne vergogno. Non mi vergogno di esser un italiano medio e di sperare che l´Italia vinca, come vent´anni fa in quella calda sera di luglio. Anche se, come i più per l´appunto, allo stadio non vado quasi mai (tifando Inter poi...), e delle pagine sportive scorro i titoli invece di legger gli articoli e le mie analisi hanno più del sentimentale che del tecnico. Per cui mi dispiace per l´assenza di Baggio, e poco sopporto quel primo della classe di Del Piero. Che, appunto, ben gli sta un po´ di panchina. Però che lo sport ci regali l´imprevisto, che l´ultimo possa per un giorno almeno esser primo, che ci sia un raggio di sole per tutti, questo mi piace e mi appassiona al Mondiale. Sì, lo so, ci sono tanti soldi e tanti interessi dietro lo spettacolo, ma non c´è solo questo. Ci sono giovani uomini per i quali questa è la stagione che mai dimenticheranno nella vita. Come Tardelli inchiodato per sempre al suo urlo. Che richiama quel giorno speciale che c´è stato per ciascuno di noi, in campo magari, ma soprattutto fuori. E poi il piacere di vedere delle cose ben fatte. Una geometria di gioco, una prodezza incredibile: i cinque inglesi superati da Maradona in dribbling e goal, o quello di Baggio alla Spagna col pallone infilato quasi dal fondo in uno spazio di sì e no quaranta centimetri. E Trapattoni che straparla cercando d´esser fine, e ci dice che s´era smarrito il filo elettrico conduttore. Per non parlare di quella famosa sfuriata in un tedesco improbabile, favorito dal nome del calciatore preso di mira. Ricordate? Umano come noi, che le nostre gaffes e incompetenze ce le siamo giocate tutti, ciascuno a suo modo. E poi, al di là di tutto, come si fa a non guardare il campionato del mondo d´uno sport che si può giocare da alti e da bassi, da più veloci e da meno, col cuore o con la testa, da giovani e, a esser ragionevoli, anche coi capelli grigi divertendosi comunque; con delle regole semplici che persino noi, uomini medi, le capiamo subito, e siamo anche subito intenditori, su campi pettinati e su prati e campetti. E dove, diciamocelo piano ma diciamocelo, pare siamo anche fra i più bravi e possiamo persino vincere, che è meglio del solo partecipare. Ma con fiducia e umiltà, e consapevolezza con misura. Per restare Davide. D´altra parte lo dice anche la Bibbia, c´è un giorno per ogni cosa nella vita dell´uomo: che male c´è a sperare sia quello della nostra vittoria? Forza azzurri.
03/06/2002