Università Cattolica del Sacro Cuore

Le lacrime dell´Inter, la festa della Juve

“Varo, Varo restituiscimi le mie legioni” si dice gridasse disperato Cesare Augusto alla notizia della disfatta romana nelle selve teutoniche. Che avrà gridato Moratti: “Cuper restituiscimi i miei miliardi”? Ma no, di fronte al faccione da biberon di Ronaldo in lacrime e al testone dondolante da pugile suonato di Bobo Vieri avrà estratto un ciuccio per il primo e avrà sospirato sul secondo, ricordando Roberto Baggio che, “bello di fama e di sventura”, anche quando non segna e non gioca si fa amare da tutti e tutti consola. D´altra parte, da primi a terzi in 90 minuti è un record che solo l´Inter poteva realizzare per sconvolgere i suoi tifosi. E, a questo proposito, visto che il ministro della Pubblica Istruzione si chiama Moratti anche lei, ed è dunque al di sopra di ogni sospetto, sarebbe ora che diramasse una circolare per tutte le scuole di ogni ordine e grado imponendo il tifo obbligatorio per la Juve. Quel maestro dissennato che, divisa la classe in squadre, ne mise 6 sotto il segno dell´Inter, si sarà reso conto delle conseguenze su quei bambini? Depressioni, traumi, una vita rovinata. E io c´ero e lo so. Mentre la Juve tutti gli anni o quasi qualcosa vince e le teneri menti infantili non corrono gravi rischi. Anche perché il risvolto educativo è forte. La Juve insegna le buone maniere. Ammirevole è di solito la deferenza arbitrale, ma anche ieri come confrontare la compassata signorilità dell´Udinese sotto di due gol con la scervellata foga della Lazio? Sono lezioni che non si dimenticano, e nella vita tornano utili. Sì anche quest´anno il campionato è finito e, come in tutte le umane cose, c´è chi mastica amaro e chi gode, chi festeggia lo scudetto e chi la salvezza. E chi già studia le tabelline del Mondiale per combinare partite e lavoro. Lo sappiamo tutti che a guardarlo a mente fredda il campionato, e il calcio attuale, sono quasi insensati. Che soldi e affari condizionano la vita degli atleti che è un gioco per noi, ma per loro un lavoro sempre più rischioso, dove altro che qualità della vita, la produttività è l´unico parametro e la frattura maligna, il menisco rotto, possono distruggere in un momento sogni e soldi, e si gira come trottole, che a distrarsi un attimo non sai più in che squadra stai giocando: quello era con me l´anno scorso o quest´anno? O sì, ci sono le maglie diverse, ma le follie degli ultras tutte uguali. Anche se il motorino in caduta libera l´hanno solo quelli dell´Inter. Tutto vero, e però perché ieri ci davano fastidio gli juventini trionfanti? Ma sì, perché siamo uomini e per fortuna anche irrazionali e un poco insensati. Capaci di sentimento e di entusiasmo oltre che di freddo raziocinio. E certo, la Nazionale speriamo ci faccia sognare, e sulle pagine sportive in tanti hanno imparato l´italiano. Voi dite che si sente? Prima, comunque, era peggio. Il professor Ginsborg - dotto storico dell´Italia contemporanea e teorico dei recenti girotondi - in un suo libro ha spiegato come il gioco del calcio appassioni particolarmente gli italiani perché, diciamo, siamo un po´ immaturi e abbiamo nostalgia degli scontri fra Guelfi e Ghibellini, della possibilità di dividerci come bambini per poterci ritrovare. Anche in Inghilterra è vero c´è il tifo, ma riguarda solo le masse popolari, gli altri si dedicano al cricket o ai cavalli. Il presidente Pertini c´era in Spagna giusto 20 anni fa (Ciampi speriamo), la regina Elisabetta quando mai? Contenti loro contenti tutti, e contenti noi di poter chiacchierare oltre che del tempo, del campionato e riconoscerci nei fatti connazionali, tutti della stessa pasta più o meno e, salvo pochi deficienti, capaci di distinguere tra il gioco e la vita. Certo, e non me ne vogliano gli juventini, se la Juve vincesse di meno e l´Inter di più...

06/05/2002