Università Cattolica del Sacro Cuore

Ma da noi è tempesta in un bicchier d´acqua

 

Rutelli l´ha appena detto: noi siamo diversi. Non parlava dell´Europa, ma del tempo. È vero infatti che quando al governo c´era l´Ulivo in inverno pioveva e nevicava. L´anno scorso addirittura ci fu un´alluvione. Non come adesso con il Polo. Anche se i più a destra, sottovoce, ribattono che pure quando c´era Lui nevicava sempre, anzi di più. Pare però che la linea ufficiale sia un´altra. Cioè, se è vero il detto “piove, governo ladro”, quello attuale vuole allontanare da sé ogni sospetto. Ma ci consenta il Cavaliere, sta esagerando. Forse Tremonti ci potrà spiegare che oltre al buco di 25 mila miliardi ha trovato che l´Ulivo ha dilapidato anche le riserve idriche in cielo e c´è un buco da ripianare con la siccità, ma insomma volerlo fare tutto in un anno è proprio un´idea da primo della classe come lui. Ed è francamente troppo. Qualcuno in Rifondazione sostiene invece che questo governo si è rubato anche l´inverno, o almeno che andando a Natale Berlusconi in Sardegna c´è un evidente conflitto di interessi fra il suo desiderio di bel tempo e quello di neve di tutti gli altri. E va risolto davvero, non come ha fatto il Cavaliere portando un po´ di neve anche in Sardegna, dove non serve. Secondo Agnoletto, invece, è tutta colpa della globalizzazione. Ruggiero non stava, prima di fare il ministro, all´Organizzazione mondiale del commercio? Dietro il suo siluramento c´è una lotta segreta per l´acqua. Non è che manchi davvero, ma piove dove non serve, forse ai Caraibi, e c´è un evidente complotto dei servizi turistici, americani e deviati, per dirottare i lavoratori in vacanza dalle Alpi alle Montagne Rocciose. Insomma, come risulta chiaro dai titoli dei giornali che in questi giorni parlano di crisi e rimpasti, grande è la confusione sotto il cielo. In cielo invece no, là è tutto sereno e immutabile: bello stabile. Tanto che fanno ormai un po´ pena i meteorologi i quali ci promettono di giorno in giorno, ma ogni giorno un poco più in là, una qualche perturbazione. La quale, anche quando arriva, corre così veloce che nemmeno la vediamo. E certo sarebbe bello poter ridurre le disavventure climatiche di questo inverno che sembra un infinito autunno alle dimensioni della politica italiana, farne una tempesta in un bicchier d´acqua e poter prevedere così bene le parti di ognuno in commedia. Invece stiamo qui a contemplare montagne spelacchiate, torrenti con un filo d´acqua, un marrone e grigio universale che toglie il fiato e provoca non solo i danni che si sanno, ma anche tanta malinconia. È vero, a volerlo cercare qualche vantaggio c´è. La gita in montagna che trenta anni fa con ottimo innevamento era sì di soddisfazione ma facile, oggi è diventata durissima e fa piacere vedere sparire dalla faccia dei più giovani quel sorrisetto di superiorità che ci guizzava quando raccontavi, a loro che su roccia vanno agilmente oltre il per noi mitico sesto grado, di quel solitario tiro di quinto che è la tua maggior gloria alpinistica. Perché di ritorno dalla gita invernale che hai presentato come facile facile, ti dicono: “Papà ti sottovaluti”. Tu sai che c´è il trucco, che la gita non è oggi quella che era allora, ma insomma non è il caso di spezzare il capello in quattro quando si può recuperare una briciola di autorevolezza alpina. Però finora è l´unica soddisfazione di questa stagione incompiuta. Perché è tutto pronto, ma la neve non arriva, il destino non si compie, e non c´è catarsi, passaggio e liberazione. Come faremo a gustarci la primavera se non avremo avuto un inverno come si deve, bello bianco, con lo scricchiolio della neve sotto le scarpe, i rumori ovattati dalla nevicata, il piacere di ritrovarsi a casa scuotendo i vestiti imbiancati? Fosse almeno tiepido, potremmo consolarci pensando che aiuta i più deboli e sfortunati. Ma fa un freddo cane, e sulle strade ghiacciate si scivola maledettamente. E non si vedono rimedi all´orizzonte. Perché forse è vero che è tutta colpa dell´effetto serra e che questo inverno ce lo siamo voluti noi, ma bravi a combinar pasticci ci scopriamo impotenti a rimediarli. E allora che fare? Niente, aspettare e sperare. Prima o poi la neve arriverà, anche se le statistiche dicono che rispetto al 1950 oggi ne cade poco più della metà di allora. Ci sarebbe sempre la soluzione di affidarsi al buon Dio, ma, si sa, le vie della Provvidenza sono imperscrutabili e forse quest´anno non prevedono proprio la neve. Però, almeno così facendo, impareremmo un poco di umiltà e ci ricorderemmo che non sempre le cose vanno come fa piacere a noi. E poi, acquisita questa consapevolezza, rimangono sempre San Mattia e Santa Rita da Cascia, i santi delle cause disperate e impossibili. Si offenderà S. Alessandro se chiediamo anche il loro aiuto?

09/01/2002