Università Cattolica del Sacro Cuore

Quel grave errore di credersi padroni assoluti del proprio destino

 

Per due voti. Per due voti è passata al Parlamento Europeo la risoluzione dedicata alla difesa dei diritti delle donne nel mondo. A raccontarla così sembra che una larghissima minoranza degli eurodeputati sia maschilista, cieca e reazionaria. E´ evidente che non può esser così. E in effetti la storia va raccontata in modo ben diverso. Si scrive fondamentalismo, ma si legge laicismo anticristiano e specificamente anticattolico. Certo, la cornice tratta di donne afgane, di mutilazioni genitali, di mancata parità, ma dentro ci stanno affermazioni che con quel che comunemente si intende per fondamentalismo hanno ben poco a che fare. Ad esempio si deplora “l´esclusione femminile dalle gerarchie religiose”, si invita a valorizzare l´esperienza omosessuale femminile, si considera la procreazione faccenda esclusivamente personale e femminile, si tuona contro la presenza pubblica della chiesa. La religione, dice infatti la socialista spagnola relatrice, deve restare un fatto privato. Addirittura in un punto che la stessa relatrice ha fatto cadere ma è rivelatore dell´ispirazione delle risoluzione, si affermava che “le comunità religiose, quando assumono competenze proprie del settore pubblico, agiscono oggettivamente contro l´ordinamento giuridico democratico prevalente nell´Unione Europea”. Evviva la democrazia, evviva il pluralismo delle idee e delle ispirazioni. Perché non c´è dubbio che la signora Izquierdo la può pensare così, ma non può obbligare tutti a credere che le sue idee siano giuste perché “oggettive”: indiscutibili descrizioni della verità e del bene. Esse sono al contrario altamente soggettive. Esprimono non l´evidenza oggettiva ma una prospettiva fideistica in uno sviluppo della storia che deve realizzare l´assoluta libertà e indipendenza dell´individuo da ogni rapporto sociale. Solo questo uomo solo che è norma a se stesso, che non condivide con gli altri nessun limite e nessuna solidarietà, è per la nostra relatrice veramente uomo. E chiunque ragioni in termini diversi è “oggettivamente” un nemico dell´umanità, dunque va colpito e gli va impedito di manifestare le proprie idee, di organizzare la propria vita secondo criteri differenti, che si ispirino non all´egoistico criterio della felicità come soddisfacimento delle passioni, ma alla consapevole ricerca di un bene comune, di una vita buona perché necessariamente sociale, collegata a quella degli altri e che gli altri deve rispettare. Sono certo che anche la signora Izquierdo e i socialisti, e radicali, che le sono andati dietro “oggettivamente” organizzano così la propria vita, vi ricercano l´amore e la compassione, si fanno carico dei più deboli che hanno intorno, si preoccupano del buco dell´ozono e del destino delle generazioni future. Se non lo facessero sarebbero “oggettivamente” dei mostri indifendibili. E non lo voglio credere. Dunque sono loro stessi per primi a negare l´oggettività delle proprie affermazioni e prospettive. Così che la loro battaglia finisce per esprimere piuttosto contraddizioni che prospettive. Senza nemmeno considerare il fatto che se c´è un tema su cui tutta la cultura contemporanea concorda è proprio che oggi è impossibile fondare la società sull´individuo isolato perché aver cercato di farlo ha portato a una frammentazione dei diritti che impedisce di conciliarli armonicamente e di tutelarli tutti e impone dunque delle scelte. Il che riporta al problema di decidere quale diritto è più meritevole di essere salvaguardato -per fare un esempio di immediata evidenza: quello della madre che vuole abortire o quello del bambino che vorrebbe nascere?, il nostro a vivere con tutti comfort o quello dei nostri nipoti a non avere un mondo irrimediabilmente inquinato?- e reintroduce dalla finestra la questione di un ragionare etico cui la signora Izquierdo e i suoi accoliti pensavano di essersi sottratti. Così l´attacco alla Chiesa cattolica, quella che più di ogni altra, e anche in solitudine talvolta, si batte perchè non si dimentichi la necessità di affrontare i problemi fino in fondo, fino alla loro radice etica, ricorda il comportamento di Pinocchio che vuole ammazzare il grillo parlante perché non sa rispondere ai suoi argomenti e ammonimenti. Poveri burattini, convinti di essere padroni del loro destino e così incapaci di argomentare da saper proporre solo la violenza ideologica come via alla loro supposta felicità. Speriamo che come nella favola, anche loro alla fine diventino davvero uomini e donne, consapevoli della complessità della realtà.

14/03/2002