Università Cattolica del Sacro Cuore

Rubens fa vincere Schumi, la Ferrari perde la faccia

Santo cielo, un po´ di grandezza, un briciolo di coraggio, una manciata di umanità. Rubens Barrichello conquista una volta tanto la pole position, sta in testa dal principio alla fine, la macchina non lo tradisce, gira spesso meglio di Michael Schumacher, le due Ferrari distaccano tutti gli altri con irridente facilità, il punteggio del mondiale è già più che buono. A Schumi, arrivando secondo, sarebbero tolti solo quattro punti, e che fa il direttore sportivo Jean Todt? Ferma Barrichello per lasciar passare primo sul traguardo il compagno. Per carità, avercene di tecnici e tattici come lui. E se alla fine si vincerà per un punto o due gli si dovrà anche dare ragione. Però l´episodio resta brutto. E soprattutto è di quelli che non si dimenticano. Chi si ricorda più il vincitore della maratona olimpica che Dorando Pietri, circa un secolo fa, perse per l´ininfluente aiuto di un giudice di gara negli ultimi metri? Nessuno. La sfortuna invece dell´incolpevole Pietri si cita ancora e il suo nome è rimasto famoso, malgrado la squalifica. Così resteranno le lacrime di Barrichello sul podio di Zeltweg e peseranno sulla fama di Todt e anche sulla passione per la Ferrari, che ne esce un poco umiliata. Ma come, non avere nemmeno il coraggio di rischiare quattro punti? E via, chi segue questo sport non ragiona da ragioniere, vuole apprezzare l´abilità del pilota, l´intelligenza della scuderia, la potenza dei motori, ma proprio perché grazie a questo complesso di fattori dovrebbe esaltarsi alla fine l´umanità. Chi seguirebbe delle gare dove le macchine fossero teleguidate dai box e non ci fosse su di esse un pilota? La performance tecnica senza la passione e lo sforzo dell´uomo al volante ci lascerebbe indifferenti. E a questo è stata in qualche modo ridotta la vittoria di ieri. Bene ha fatto Schumacher a cedere almeno simbolicamente il primo posto sul podio a Barrichello, ma anch´egli ha mancato l´occasione per trasformare l´ammirazione nei suoi confronti in vera passione amorosa, in efficace identificazione coi suoi tifosi. Disobbedendo agli ordini e incitando Barrichello a proseguire primo si sarebbe trasformato da ottimo pilota in autentico cavaliere per quel cavallino che porta sulla macchina, e per tutti. Avversari compresi. Così invece lui e Todt ci hanno ricordato brutalmente quanti interessi stanno dietro alle corse, quanto possa valere in termini di denaro un mondiale. Lo sappiamo tutti, ma non ci piace pensare che a questo solo si possa ridurre il Gran Premio in palio. Alla fine era una piccola cosa che ci saremmo aspettati, un gesto di rispetto per quel pilota, eterno secondo per contratto, che per l´appunto ha fino ad ora onorato al meglio il suo impegno. Tant´è vero che gli hanno appena rinnovato l´ingaggio per due anni. Un gesto che sarebbe stato, a ben vedere, anche un atto di fiducia della Ferrari in se stessa, una prova di superiorità morale pari a quella tecnica dimostrata in pista, e per noi forse anche più importante. Totò si chiedeva, siamo uomini o caporali? Per oggi, maledizione a loro, solo caporali.

13/05/2002