Università Cattolica del Sacro Cuore

Un ciuffo per noi depressi

Il salone del libro di Parigi per noi è cominciato male, ed è finito presto e peggio con il ritiro dell´Italia. Doveva essere la vetrina del nostro Paese, darne l´immagine colta. Eravamo gli invitati d´onore di quest´anno. E invece. E´ cominciato con i distinguo degli scrittori nostrani che non volevano partecipare a una manifestazione curata, com´era ovvio trattandosi d´un atto ufficiale, dal governo. Al teatro dell´Odeon a Parigi prima dell´inaugurazione Tabucchi e altri hanno spiegato ai francesi, un po´ perplessi, come in Italia ormai ci sia un regime e le libertà democratiche siano gravemente minacciate, Berlusconi controlli tutto con le televisioni e il centro destra incolto, ignorante metta le mani sulla cultura. Non so se sia stato evocato il ministero della cultura popolare, il Minculpop di fascistica memoria, ma il concetto era quello. Di rincalzo ci sono poi state le parole poco misurate ed egualmente allusive ai rischi della democrazia in Italia della ministra francese alla cultura, la socialista Tasca, figlia di uno dei fondatori nel ´21 del Partito comunista d´Italia. E l´altro ieri, ciliegina sulla torta, la contestazione ai sottosegretari Bono e Sgarbi lasciati in balìa della folla senza uno straccio di servizio d´ordine a disciplinare la manifestazione. Neanche la loro presenza fosse una faccenda privata e non un atto ufficiale su cui, per cortesia istituzionale, lo Stato francese doveva vegliare. Nemmeno la ministra ha saputo svolgere la sua parte istituzionale. Punzecchiature e ruggini si erano accumulate nei mesi passati tra l´Italia e la Francia, la quale corre verso le elezioni presidenziali divisa fra un presidente di centrodestra e uno sfidante socialista al governo, il quale evidentemente poco si cura del galateo istituzionale nella sua campagna. Il gesto di ritirarsi in questa situazione può essere giustificato, e corrisponde all´atteggiamento più muscolare che il governo Berlusconi ha assunto nei confronti dei partner europei. Dato però al governo tutto quel che gli può esser dato, non si può tacere il resto. Innanzitutto di non aver saputo prevedere niente di quel che poteva accadere. Se questo è un regime, stiamo sereni, non moriremo oppressi, bensì depressi. Ci voleva molto ad accertare preliminarmente la disponibilità degli scrittori che si volevano invitare ad esser presenti? Libero ciascuno di dir di no, e si sarebbe evitata una brutta figura all´Italia, non tanto al governo. E poi, via, un poco di fantasia. Non ci sono solo gli scrittori di romanzi. Si poteva parlare di cultura insistendo sull´eccellenza internazionale delle case editrici che si occupano d´arte, sull´alta qualità di collane universitarie diffuse nel mondo, si potevano valorizzare editori e intellettuali stranieri che propongono libri italiani in traduzione, a cominciare dai francesi, si potevano esaltare i piccoli e piccolissimi editori che costituiscono uno straordinario fenomeno di ricchezza culturale che la Francia parigina e monocentrica si sogna. Si potevano ricordare i grandi autori e libri italiani che hanno fatto la cultura europea, Dante, Petrarca, Machiavelli, Castiglione, per citarne qualcuno. Già si poteva. E invece niente. O peggio. Possibile che il ciuffo di Sgarbi debba rappresentare ovunque nel mondo la cultura italiana, uno che fa pubblicità allo zucchero e che cade in tutte le trappole televisive tese al suo sfrenato narcisismo? D´Alema aveva i suoi cuochi e marinai, a Berlusconi sarà permesso di divertirsi con Sgarbi e la sua volgarità di comportamento. Ma allora se lo tenga vicino e non lo infligga a noi e agli stranieri. E poi, se si voleva render pan per focaccia ai francesi, li si poteva disarmare vuoi fingendo di non vedere nemmeno le provocazioni, vuoi alzando il tiro e parlando di cultura in modo diverso da quello che loro si aspettavano. Si poteva parlare della crisi dell´uomo contemporaneo tra Francia e Italia evocando i loro autori maledetti, come Celine, edito da Einaudi anni fa e noto collaborazionista, oltre che grandissimo scrittore. Si voleva essere addirittura sanguinosi? Si poteva prendere esempio dagli inglesi che quotidianamente mortificano il gallico orgoglio facendo arrivare il Tgv Parigi-Londra a Waterloo. Si poteva in tanti modi ricordare che purtroppo nessuno è senza colpe e tutti abbiamo bisogno di perdono e speranza. Si poteva. E non lo si è fatto. E così, dopo aver fatto la faccia feroce, bisognerà pure mostrare il sorriso e ricucire con i francesi, nostri partner europei, e con tutti gli altri.

23/03/2002