- Milano
- Dipartimento di Storia moderna e contemporanea
- Carte Mozzarelli
- 2003
- Galateo, il viver civile non invecchia. Non solo formalità: è educazione civica
Galateo, il viver civile non invecchia. Non solo formalità: è educazione civica
Nasceva in Toscana cinquecento anni fa Giovanni della Casa. Pochi ormai la leggono, ma tutti sanno qual è l´opera che l´ha reso famoso. Il Galateo. E se pochi la leggono è perché ha avuto troppo successo. A quel modello per cinquecento anni moltissimi si sono ispirati e ancor oggi in Italia non passa praticamente anno che qualcuno non dia alle stampe un qualche trattato di buon comportamento, un aggiornato galateo insomma che rende inutile rifarsi all´originale. Però se guardate su una cronologia universale accurata come quella Utet - Garzanti nell´anno di pubblicazione, il 1558, si fa riferimento alle Rime e prose del nostro, ma si parla poi solo delle qualità poetiche di lui. D´altro canto se sulla stessa Cronologia cercate al 1528 fra tante notizie non vi troverete che in quell´anno apparve Il libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione. Ovvero l´opera cui il Della Casa si ispirerà. Insomma due degli autori e delle opere italiane più importanti per la cultura europea sono del tutto trascurate. Ma anche a scuola più che un cenno di solito loro non si fa. Che se poi si va a cercarle nella veneranda e per decenni influentissima Storia della letteratura italiana di De Sanctis (ricordate la linea De Sanctis - Croce - Gramsci?), là se ne parla non solo poco ma soprattutto male. Tutti son presi da Machiavelli, dal mitico suo uomo nuovo, e dalla sua parecchio immaginaria modernità, pochi si occupano di coloro (due vescovi e nunzi papali!) i quali effettivamente plasmarono la «forma del vivere» europea degli ultimi secoli recuperando la tradizione della virtuosa misura e medietà classica, combinandola con le preoccupazioni d´una etica cristiana e lasciando il tutto in eredità ai nostri laicizzati tempi. Alla fine l´etichetta si chiama così anche perché è una piccola etica, è l´etica del quotidiano. Imparare le buone maniere, l´educazione, -oh che termini orribili e demodé! Da vergognarsi solo a ricordarli - significa in realtà imparare quale sia il modo più conveniente per entrare e restare in rapporto con gli altri. Significa esser capaci di comunicare, di porre le basi per capire e farsi capire. Oggi tutti van pazzi per la fitness. Ma avete mai controllato il significato del termine? Non forma fisica e salute, ma «convenienza». E in effetti cosa cerchiamo quando sudiamo e corriamo per apparire più belli ed elastici? La possibilità di star bene con noi stessi forse, certo di apparire gradevoli agli altri, da loro accettabili. Poi però dobbiamo aprire bocca, e allora la convenienza fisica non basta. Occorre quella del galateo. Che poi ci sia chi la usa come schermo all´inganno è senz´altro vero, ma anche i muscoli palestrati possono esser usati per far del male. Non per questo condanniamo la fitness. Ma chi ha condannato il povero Monsignor Della Casa, che morì triste per non aver raggiunto l´agognato cappello cardinalizio, non l´ha fatto per caso. Aveva in mente un ideale di uomo che conosceva solo diritti e doveri, che distingueva fra etica e politica, che conosceva il senso della storia e fidava nel progresso, e dunque teso all´ideale disprezzava le virtù quotidiane, parlava da cittadino - e infatti soltanto la cosiddetta educazione civica, che si risolve di solito, se pur si fa, in mera illustrazione della Costituzione, è parsa accettabile ai programmi scolastici- e nell´ansia di far conoscere la verità e dissipare gli oscurantistici errori della tradizione (nella quale la Chiesa c´entrava sempre!) disprezzava cortesia e convenienza, che gli pareva solo opportunismo, simulazione e dissimulazione. Erano faccende da donne, da curare nel privato, piccole cose domestiche. E questo è stato tanto vero che dal tardo Ottocento in poi, e di nuovo non solo in Italia ma in tutta Europa, i galatei li hanno scritti quasi sempre delle donne. E diciamo la verità, ve lo vedete un vescovo, addirittura il Segretario di Stato vaticano, come fu il Della Casa, a scrivere oggi un galateo? Noi moderni abbiamo ritenuto che la sincerità sia più importante della verità. Quante volte ci siamo giustificati dicendo, sono fatto così? Della Casa credeva invece che ci si dovesse migliorare, che imparare a comportarsi fosse un modo per far bene. Credeva in un faticoso progetto educativo che migliorasse i rapporti umani migliorando ciascuno nelle sue opere. Sotto sotto continuamo a crederci, un po´ schizofreneticamente, anche noi. Se di galatei continuiamo a pubblicarne vorrà dire che qualcuno li legge. Senza «convenienza» in effetti si vive peggio. Malgrado tutto allora, dopo cinquecento anni Della Casa è ancora vivo, e lotta insieme a noi. Speriamo che vinca.
15/02/2003