Università Cattolica del Sacro Cuore

La comune sensibilità anticattolica

Il 15 di agosto l´arcivescovo di Milano invece di parlare del Ferragosto e delle vacanze, facendo un qualche innocuo fervorino perché trascorrano in serenità, magari non dimenticando gli anziani e così via - tutte cose giuste, ma non c´è bisogno di un cardinale per dirle - ha celebrato la festa della Madonna assunta col corpo in cielo, un dogma particolarmente ostico per il «buon» senso comune, sottolineando come il cristianesimo venga oggi spesso e con facilità irriso. Niente di nuovo si dirà. Lo scriveva già San Paolo, che la fede è scandalo per i giudei e follia per i greci, e perfino Cristo in croce è stato irriso da uno dei condannati con lui, quello che lo sfidava con scherno a salvare se stesso. Di più, irrisione e ostilità Gesù stesso le aveva augurate ai suoi: beati voi quando, mentendo, diranno ogni male di voi. Peccato che non fosse questa, da rivendicare con fierezza, l´irrisione di cui parlava il cardinale. Non fosse quella di chi si trova davanti a uomini che agiscono e si comportano in modo incomprensibile, facendo sospettare tuttavia una logica diversa, e indomabile, che mette a disagio l´osservatore, il quale non sa lui nemmeno bene come e perché ma si sente costretto a giudicarsi. È una situazione che ha raccontato benissimo Manzoni quando fa esplodere l´Innominato di fronte a Lucia che lo richiama a Dio, con quel «ma che sarà mai questo Dio che i deboli hanno sempre sulle labbra». Perché c´è connaturata alla fede cristiana una tendenza a irriderla frutto della sua forza, e dell´impotenza puramente umana di fronte alla medesima. Ma, come dicevo, non era di questa irrisione che parlava il cardinale. Era piuttosto dell´altra che delle ragioni della fede non sa che farsene, che non se ne lascia nemmeno provocare, che liquida la fede come stravaganza, o anche debolezza di mente ipocrisia di cuore. Che la prende in considerazione al più come forma della morale, finché, sia chiaro, la stessa coincide con il buon senso umanitario e filantropico. Lo testimonia il Papa, che una volta viene osannato perché parla della pace, un´altra considerato un povero vecchio fuori dal mondo perché richiama a qualche valore difficile. E che il secondo senso in cui si può parlare di irrisione sia oggi particolarmente forte non vi è dubbio. Il dubbio semmai è se non vi sia una correlazione fra il pubblico crescere del secondo e lo scarso manifestarsi del primo senso, positivo, di cui abbiamo parlato. Chi legge non si aspetti adesso una qualche requisitoria su mali e insufficienze della chiesa. Non perché non ve ne siano nel suo manifestarsi terreno, quanto perché il problema oggi non sta in questa consapevolezza, ben acquisita dai credenti stessi anche se magari fraintesa, ma nella pressoché totale inconsapevolezza di quanto la fede in Dio ha prodotto di positivo nella nostra storia, e non solo individuale o intima; di quanto insomma tutti dobbiamo a quella fede che la chiesa cattolica ha garantito fino a noi, mentre è senso comune il pregiudizio anticattolico. Un pregiudizio da cui purtroppo spesso e volentieri non si salvano nemmeno i cattolici stessi. Vuoi per essere accettati quali laici di complemento, come accade di frequente fra gli intellettuali, vuoi persino fra i pastori, per la forza di un senso comune cui si è adeguata anche la loro formazione. Un esempio per tutti, e valido anche per i laici: quando mai a scuola si spiega che è stata la Chiesa cattolica a salvare l´idea del libero arbitrio, e dunque della sacralità della coscienza e della significatività dell´ impegno di ciascuno nella storia, di fronte al pessimismo deterministico di una riforma protestante che affermava la predestinazione dell´uomo alla salvezza o alla dannazione, e dunque rendeva del tutto inutili le opere buone dell´uomo, e indifferente, ad esempio, l´assetto politico della società delegato al principe? O quando si sottolinea come la critica alle presunzioni scientifico-tecnologiche, e ideologiche, dell´Ottonovecento di poter dominare il mondo e piegare il destino dell´uomo a un qualche progetto astratto e invincibile, l´abbia avanzata per prima la Chiesa, che magari fosse stata un poco più ascoltata ci saremmo risparmiati qualche guerra, olocausto, atomica e così via? Quando mai insomma si spiega che la fede della Chiesa effettivamente ha operato e opera nel mondo, e che senza di essa, e della sua logica scandalosa e folle, la nostra vita sarebbe più povera e meschina, le nostre possibilità di pensare il futuro più limitate e stanche? La postmodernità in cui ci inoltriamo piuttosto disperazione che speranza?

19/08/2003