Università Cattolica del Sacro Cuore

La morte di Alberto Sordi. Ma quel mondo non c´è più

Un tre anni fa il Comune di Acqui Terme lo premiò come testimone del tempo. Assieme a lui Indro Montanelli, il quale intervenne in collegamento telefonico e facendo l´elogio dell´attore dichiarò però che i personaggi di Sordi erano il condensato di tutto quanto gli dispiaceva negli italiani. Due maschere italiane si incontravano e si riconoscevano quali faccia d´una stessa medaglia. Da un lato l´anti-italiano che fustigando i vizi di carattere dei connazionali offriva, a tutti coloro che le sue parole condividevano, la possibilità di ritenersi immuni dai vizi medesimi, e parte di un ceto superiore; dall´altra un´interpretazione dell´italiano per eccesso e stereotipi che, attraverso i numerosi personaggi incarnati dall´attore, conduceva al medesimo giudizio morale di condanna, e superiorità di chi guardava. E tanto più spietati erano giudizi e rappresentazioni, tanto più consolatori e rassicuranti apparivano a chi li riceveva proprio perché non ci si poteva riconoscere personalmente in essi. Ci sono state altre maschere speculari nel teatrino dell´Italia novecentesca. Su un registro basso e terragno e su uno alto e snobistico Tognazzi da un lato, Agnelli dall´altro. La medesima passione golosa per la vita e i suoi piaceri, contadina l´una piuttosto dannunziana l´altra, la medesima esibizione di una centralità di sé rispetto al mondo che conduceva a un feroce disincanto rispetto ai tanto proclamati valori, quel rappresentarsi, in modo diversamente sfacciato, plebeo o snobistico, come indifferenti agli altri. Su su, fino alla maschera più grande e poliedrica del Novecento italiano, quella di Mussolini, che da solo sapeva rappresentare via via tutte le parti in commedia. Chi le recitava pensava di incarnare probabilmente un tipo eterno d´italiano. O così lo valutava chi l´osservava. Guardando a quelle d´oggi, ci si rende conto che non era così. O almeno che ora il repertorio è diverso, più modesto forse, e ancora incompleto, però certo non più quello d´allora. Con Sordi scompare così una delle ultime maschere d´una recita cui tutti, salvo i più giovani, abbiamo partecipato, comprimari e comparse, e che ci ha visto mutare insensibilmente ma irreversibilmente. I primi personaggi di Sordi potevano essere quasi teneri nella loro inesperienza della vita cui pensavano di saper mettere riparo con una comprensione presuntuosa della medesima che li esponeva al fallimento. Il vigile, il romano che vuol fare l´americano, il bravo giovane impiccione che evocava i compagnucci della parrocchietta e si riteneva di mondo per il fatto di commentare «piatto ricco mi ci ficco». Erano italiani alle prese in modi diversi con la trasformazione del Paese, l´arrivo di nuovi modelli di comportamento, di nuove gerarchie sociali, e che cercavano maldestramente di imparare la nuova forma del vivere. Dopo il boom del principio degli Anni Sessanta quando l´avevano imparata, i personaggi si facevano più lividi: erano il medico della mutua maneggione e disonesto, erano i mille furbi d´una nuova borghesia in cui anno dopo anno Sordi si reincarnava, fino a che, col declinare degli anni e l´invecchiare della conquistata modernità, assumevano una domestica saggezza, la convinzione che alla fine un po´ di bontà paga più di tanta furbizia e prepotenza. Oppure sprofondavano dall´altra parte nell´odio senza luce del borghese piccolo piccolo assetato di vendetta per un terribile dolore privato. Diventavano al tempo stesso personaggi marginali e sconfitti. Altrove, e con altre maschere, si rappresentava ormai la commedia italiana. Erano però anche italiani che avevano conosciuto prove ben più terribili, e a quelle sì alla fine avevano fatto fronte. Alle due guerre, e specialmente alla prima, quella che più d´ogni altra divenne epopea e mito, per quanto tragico e terribile spesso, Sordi dedicò alcuni dei suoi personaggi. Ne «La grande guerra» alla fine, dopo aver schivato rischi e impegni con una ironica viltà che non li aveva però saputi tener lontani dalla prima linea e trascinati invece al destino comune, Sordi e Gasmann si fanno fucilare piuttosto che rivelare quanto sanno al nemico. Ora la maschera Sordi è appesa con le altre, nella galleria della memoria, per sempre. Ci ricorda un tempo che non c´è più, e che non tornerà. Addio, Sordi, addio Italia del secolo passato.

26/02/2003