Università Cattolica del Sacro Cuore

Quanti muri, tutti pieni di buchi

Un nuovo muro serpeggia per la Palestina, parte sulla carta, parte già sul terreno, con lastre di cemento, reticolati, giunture e spazi di rispetto. Deve servire, come si sa, a separare il territorio di Israele da quello dei palestinesi. Anche in Europa qualcuno approva, come il commissario Monti, perché Israele ha diritto di difendersi. E su questo nessuno può avere dubbi. Però è ben strano che proprio là si costruisca un ennesimo muro. Strano perché è la Bibbia a raccontarci di un altro muro, intorno a Gerico, la più antica città del mondo si dice, e del suo inutile destino. Lo descrive il libro di Giosuè. Insuperabile quel muro per gli ebrei, ma crolla al suono delle trombe dei sacerdoti e al grido del popolo d´Israele. Certo là ci fu di mezzo la promessa e la potenza di Dio ma dopo, quante volte la storia si è ripetuta? Voglio dire il fatto che il muro cade in modi che i costruttori non avevano previsto, per ragioni non contemplate da chi dietro al muro cercava stabilità e sicurezza. In questo senso davvero le mura di Gerico diventano avvertimento e metafora di ogni pretesa di essere, con un muro, capaci di determinare assolutamente la storia. L´ultima volta è successo pochi mesi fa. Là dove per trent´anni tutto era stato immobile, improvvisamente il muro che divide la parte turca da quella greca di Cipro è stato aperto. E non abbattuto dalla forza, bensì dalla necessità, tutta diplomatica, di dar prova di buona volontà da parte della Turchia aspirante all´Unione europea. E ci si è accorti che in realtà intanto il mondo era cambiato anche là nell´isola, divisa per restare sempre eguale. Coi ciprioti tutti ad approfittare dell´occasione per passare da una parte all´altra, senza ostilità, senza scontri, senza ripetere insomma il conflitto degli anni Settanta. Lo si potrà anche richiudere adesso quel muro, ma ormai la sua inutilità è provata, e se non saranno le trombe e le grida sarà il ridicolo ad abbatterlo, inevitabilmente. Del muro più famoso del Novecento nemmeno è il caso di parlare tanto la sua storia è nota ed esemplare. A Berlino dove per decenni si era sparato su chi tentava di superarlo, improvvisamente è diventato impossibile usare le armi. Nessuno aveva stabilito nulla, gli ordini erano sempre gli stessi, gli uomini pure, ma dall´oggi al domani la polizia comunista ha capito di non poter più reagire, e l´apparato militare si è dimostrato impotente al crollo del muro per volontà popolare. Anche dietro la cortina di ferro il mondo era cambiato insomma senza che nessuno se ne fosse davvero accorto (quale sociologo o analista politico aveva previsto la fine repentina delle democrazie popolari?) e il terribile muro non faceva più paura. Probabilmente i più stupiti saranno stati proprio quelli che nel muro avevano riposto le loro speranze, anzi la loro sicurezza di arginare la storia e indirizzarla a piacer loro. Diceva con grande assennatezza Pascal che non è l´opinione a governare il mondo, bensì la forza, ma aggiungeva poi che solo l´opinione rende utilizzabile la forza. Il guaio dei muri sta proprio in questo. Nell´immaginare che la loro materialità potente, la loro forza pratica, li giustifichi di per sé. Che dietro ai muri non ci si debba più preoccupare dell´opinione, ovvero del senso delle cose, che la loro efficacia sia garantita dal nudo fatto di esistere. Mentre proprio tale fatto ne costituisce la grande debolezza. Quasi tutti sono caduti infatti perché alla loro ombra se n´era smarrito il significato. Ci si era fidati di una forza senza più opinione ma senza opinione non si vive. Immaginarsi che ci si possa rinchiudere di qua da un muro, da una qualche potentissima linea Maginot, o da un vallo d´Adriano, per fare qualche altro esempio, impedisce di pensare, di dialogare ed evolvere affermando e riconfermando nel confronto le proprie ragioni. Buoni al momento insomma i muri, quelli materiali e quelli ideali, alla lunga indeboliscono proprio chi si era immaginato tanto potente da imporli. E le trombe di Gerico suonano sempre, prima o poi.

14/10/2003