Università Cattolica del Sacro Cuore

Da domani la storia universale

Gli storici antichi non si preoccupavano di scrivere una storia universale. O meglio, universale era il loro proprio mondo. Ai bordi c’erano barbari ignoranti, più in là regni favolosi, luoghi mitici come la perduta Atlantide, strani esseri mezzi uomini e mezzi animali. Persino lo spirito missionario del Cristianesimo si fermò ai confini dell’Impero romano fin quando questo durò. L’umanità si fermava là. D’altra parte la storia serviva a dare soprattutto insegnamenti morali, si leggeva in quanto “maestra di vita” attraverso gli esempi della virtù e del vizio, e di questi la “nostra” storia ne offriva già in abbondanza. Inutile cercarli altrove. Anche l’Antico Testamento narrava una vicenda storica che aveva significato soltanto come racconto del patto tra Dio e il suo popolo eletto. Testimoniava la grandezza di Dio e la sua fedeltà. Era anch’essa questione di virtù e di vizi. E poi c’era l’idea, che sarebbe durata fino a tre secoli fa, che nella storia non vi fosse progresso. Che le cose sarebbero andate più o meno come sempre erano andate. La freccia scagliata in cielo per quanto che salisse non poteva che ricadere.

Poi si è cominciato a pensare invece che, bastava volerlo, il futuro sarebbe stato diverso dal passato, perché la scienza prometteva che le risorse della natura, a ben sfruttarle grazie alla nuova scienza stessa, erano infinite e infinito era dunque il cambiamento che l’uomo poteva produrre a proprio vantaggio. E a quel punto cambiò il modo con il quale si guardava al mondo, e alla storia. Non più raccolta di esempi ma catena di cause ed effetti, utile per capire la traiettoria verso il progresso futuro. La retta che univa passato e presente si prolungava nel futuro. Occorreva conoscerla per decidere se accettarla così o piegarla in un modo o nell´altro secondo quel che pareva meglio. Dunque la storia non poteva più essere solo la «nostra» storia né una storia verosimile, per esempi. Più elementi certi si fossero conosciuti del passato, più sicuri sarebbero stati i giudizi per decidere del futuro. E allora anche le altre storie diventavano importanti, le storie diverse dalla nostra ma con la nostra prima o poi intrecciate, e diventava importante assicurarsi che il passato che si conosceva fosse quello più accertatamente vero. Non un passato approssimativo come quello della storia maestra di vita, nel quale contava raccontare l´esempio più di appurare i particolari differenti caso per caso. E se la storia diventava così importante per decidere il futuro, allora di tutto si doveva far storia. Non solo dei re e delle battaglie e degli eroi, ma degli usi di vita e del diritto, dell´economia e dei sentimenti, del far da mangiare e di come si allevavano i bambini. E per il passato più lontano non ci poteva accontentare di vaghe storie di giganti o stupire di fronte a strane enormi ossa d´animali sconosciuti. E dalla storia nasceva la preistoria, e poi la storia del pianeta Terra prima degli uomini, fino a trovare il punto d´inizio, quello che oggi pensiamo come il big bang, il grande scoppio originario. E d´altro lato la storia arrivava al giorno di ieri e al fatto che noi siamo la storia, immersi nella storia. E non sappiamo più pensare senza far storia. E per questo anche appassionati di storia. E tanto più quanto più piccolo e tutto connesso è oggi il mondo. Ancora trent´anni fa si poteva sognare davanti a un libro di geografia, a luoghi lontanissimi e impossibili. I bambini di allora si sfidavano a chi conosceva le capitali nel mondo. Oggi non più. Oggi di persona o attraverso la televisione possiamo vedere tutto, come stare dappertutto. Tegucigalpa era un nome da sciogliersi lentamente in bocca, sentirne tutto il mistero. Oggi l´Honduras è solo una meta un po´ avventurosa. E a cercarlo, trovi anche il tour operator che ti porta in cima all´Everest o nelle foreste del Borneo. E quando ci arrivi trovi la Coca Cola o, m´è capitato, l´Emporio beduino. Scritto così, in italiano, dove solo da due anni arrivano i turisti. Il passato no, è diverso. Sai che ti è utile conoscerlo, ma sai anche che non lo potrai mai afferrare del tutto. Se la geografia fisica finisce, il passato non finisce mai, e sempre ci troverai quel che non credevi, non sapevi. Sempre si ripeterà il sottile piacere di avventurarsi nell´altrove, esploratori di mondi più diversi di quanto qualunque viaggio ci possa far conoscere. Ma con la certezza di non smarrirti, perché il filo del tempo non si può rompere. Un passato che ha di bello anche il fatto che non sta, come il paese creduto esotico, lontano mille miglia. Il passato è democratico, è adatto a tutte le tasche. Sta qui, intorno a noi, nei segni del tempo che il paesaggio ci tramanda, nella lingua che parliamo, nelle pietre che scaviamo, nelle passioni che ci portiamo dentro. Il passato che la storia ci fa conoscere è infinito e domestico, lontano e vicino, si perde nella profondità delle ere geologiche e si concretizza nel profilo della città, in cui ogni età ha lasciato qualcosa di suo. Il passato insomma può esser serio come un lavoro, quello dello storico, e leggero come una curiosità. Sempre alla fine qualcosa ci impariamo, meglio conosciamo gli altri e l´altrove nel tempo, meglio conosciamo, non foss´altro nel confronto, noi stessi. Sta a vedere che alla fine la storia è ancora, a suo modo, maestra di vita. Senza volerlo inciampiamo una volta ancora nel passato, insomma. Meno lontano di quanto credevamo, o magari solo ingannevolmente simile? Chi sa. Certo un motivo di più per calarci dentro con passione. Le scoperte non mancheranno.