Università Cattolica del Sacro Cuore

Quel corpo martoriato scandalizza

Il realismo crudo della sofferenza del Cristo, il suo fisico patire, questo è stato sottolineato da tutti i commentatori come una caratteristica forte del film. Qualcosa che ha turbato anche, tanto che si è detto addirittura di un film sadico, o di un film che vuol colpire e avvincere lo spettatore con l´emotività, col ricorso al pugno nello stomaco così da impedire una riflessione, da obbligare visceralmente all´adesione. E c´è chi per difendere il film ha insistito sul fatto che effettivamente la morte per crocifissione era un supplizio tra i più dolorosi, che le fruste dei romani con parti metalliche davvero riducevano il corpo a una carne straziata e sanguinolenta, che le cose effettivamente andavano come il film ci mostra, e che a migliaia patirono quanto patì il Cristo. Probabilmente è vero, come è vero che se quelle scene fossero state inserite in un contesto diverso avrebbero prodotto un film «splatter», come si dice in gergo, cioè un film di solo sangue e violenza, tanto più forte, e soddisfacente per gli amanti del genere, quanto più gratuita. Ma appunto il contesto è diverso, e nello scandalo per la rappresentazione così fisica della Passione, mi sembra che altre siano le ragioni del rifiuto o del dissenso. Almeno per quanto riguarda il mondo cattolico. E in questa prospettiva non è allora uno scandalo nuovo. È l´imbarazzo che in modo ricorrente emerge per il corpo del Cristo, per il suo essere, per chi crede, vero uomo. Già nei primi secoli della Chiesa ci fu chi si rifiutava di ammettere che fosse stato davvero Gesù a patire in quel modo. Erano i docetisti. Ma senza arrivare a tali articolazioni dogmatiche l´imbarazzo e la tentazione di rimuovere o attenuare il dato della fisicità del Cristo si ripete più volte. E non solo rispetto alla sua vicenda terrena. Il corpo nudo e glorioso del Cristo che ritorna nell´ultimo giorno dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina apparve presto inaccettabile. E fu velato, come tutte le parti genitali dei nudi dell´affresco. Pochi decenni più tardi furono i quadri di Caravaggio a dare scandalo. Quegli apostoli sporchi, quel Cristo tanto uomo fra gli uomini, quelle scene da taverna, spinsero più d´un committente a rifiutare l´opera. Gli storici dell´arte in cerca di una modernità progressiva per via di laicizzazione, hanno parlato in proposito di naturalismo areligioso, quando si trattava invece di una potente meditazione teologica sulla capacità redentrice di un´umanità tanto «bassa» da parte di Dio. Ma lasciamo stare. Notiamo invece che aveva piuttosto ragione il filosofo a fine Ottocento quando lamentava che il cristianesimo era sempre e comunque umano, troppo umano, ostacolo al trionfo d´un dionisiaco superuomo sola regola a se stesso e distruttore della convivenza sociale. Umano, troppo umano, anche per chi al suo irrazionalismo si opponeva e sfidava il cristianesimo piuttosto a proporsi in modo razionalistico, a diventare una filosofia, o una consuetudine, (non sono un cattolicone, sono cattolico perché ci sono nato, ha detto di recente un intellettuale cattolico di prima grandezza!) piuttosto che la fede nel Cristo che patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, e resuscitò il terzo giorno. E il dubbio è che a trovare tanto scandalosa quella rappresentazione della Passione da cui siamo partiti siano proprio gli epigoni di un cattolicesimo intellettualistico, elegante, senza sangue e senza sudore, senza carne, ideologia universale fra altre, non interrogazione e speranza personale, non consapevole di «quanto ti costò l´avermi amato». Detto questo possiamo trovare al film tutti i difetti che vogliamo, scoprirci gli stilemi narrativi di Mel Gibson già adottati in «Braveheart» come nel «Patriota», dispiacerci di ellissi o semplificazioni nella narrazione, essere perplessi sulla scansione dei tempi filmici. È un film, e il giudizio critico sulla sua specifica riuscita e caratteristiche, segue le regole generali della critica. Come per tutte le opere d´arte e gli artisti. Maggiori o minori. Non comprenderne l´ispirazione, la rivendicazione di significato oggi però è altra cosa, e altro dev´essere allora il dibattito e il senso del giudizio. Per i cattolici almeno.

07/04/2004