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- Dipartimento di Storia dell'economia, della società e di Scienze del territorio «Mario Romani»
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L'Archivio
a cura di Daniela Bellettati
L’archivio della famiglia Visconti di Modrone rappresenta, nella sua complessa formazione e stratificazione, una riuscita sintesi di storia famigliare, imprenditoriale, urbana. Le vicende personali degli esponenti della famiglia sono testimoniate da una ricchissima mole documentaria, così come le loro relazioni economiche e sociali, la partecipazione a imprese industriali o alla amministrazione e governo di una città come Milano. La storia della città si disegna anche attraverso il reticolo dei documenti che riguardano i beni immobili di proprietà sparsi in tutti i quartieri – primo tra tutti, ma non solo, lo splendido palazzo di residenza in via Cerva ora distrutto – oppure nelle vicende artistiche ed umane nascoste tra i fascicoli della “Società per l'esercizio dei Teatri alla Scala e Canobbiana”. Lontano dal tessuto urbano, i documenti descrivono le ingenti proprietà terriere soprattutto lombarde e piemontesi, ma raccontano pure lo sviluppo di fortunate imprese tessili, di società di navigazione, di stabilimenti di bachicoltura, naturalmente intrecciato alla storia di chi quotidianamente vive e lavora in quei luoghi.
L’archivio conserva prevalentemente la documentazione riguardante la stirpe dei Visconti che fa capo a Uberto detto “il Picco”, morto nel 1315, fratello di Matteo I, signore di Milano. I suoi discendenti, che assumeranno la denominazione Visconti di Modrone nel Settecento, ricoprirono numerose cariche civili, ecclesiastiche e militari, in particolare, dal XVI secolo, nel Collegio dei nobili Giureconsulti e nel Consiglio dei 60 decurioni di Milano. La famiglia fu investita, in epoche diverse, di numerosi feudi con relativi titoli nobiliari. In particolare nel XVI secolo ottenne il titolo di signori di Somma e conti di Lonate Pozzolo; nel XVIII giunse il titolo di marchesi di Vimodrone e la denominazione Visconti di Modrone. Nel 1813 Napoleone concesse a Carlo Visconti il titolo ducale, che, alla morte di Carlo senza eredi diretti, passò al nipote Uberto Visconti di Modrone (1802-1850), appartenente al ramo cadetto.
L’ultimo passaggio dinastico riunì nella persona di Uberto patrimoni e relativa documentazione di diversi rami della famiglia, separati già dal Settecento.
Le testimonianze di queste vicende plurisecolari sono conservate in un complesso documentario di oltre 1800 buste, circa 600 registri, 700 tavole iconografiche, più di 400 pergamene che coprono prevalentemente un arco cronologico tra il XV e il XX secolo, con alcuni documenti di epoca anteriore. Fin dal XIX secolo l’archivio fu soggetto a lavori di riordino e inventariazione, compiuti da archivisti incaricati dai Visconti di facilitare l’amministrazione dei beni di famiglia e di aggregare le carte acquisite da altre casate per eredità e matrimoni. L’archivio, più strettamente familiare, è quindi organizzato secondo il modello “per materia” impiegato negli archivi lombardi, gentilizi e non. A questo schema sono state adattate, anche se non uniformemente, le carte prodotte dai principali esponenti della famiglia nel corso del XIX e XX secolo. Distinti dall’archivio di famiglia sono i fondi dei Taverna e degli Anguissola, famiglie con legami matrimoniali ed ereditari, il fondo dello stabilimento Velvis di Vaprio d’Adda, quello dell’Opera Pia Visconti di Modrone, della Società per l’esercizio del Teatro alla Scala e del Pio istituto teatrale. Collocati in raccolte sono anche le Pergamene, le Mappe e i disegni e i Manoscritti. L’entità della documentazione non ha comunque mai consentito l’inventariazione di tutto il materiale depositato; l’archivio fu inoltre gravemente danneggiato e parzialmente disperso dagli spostamenti imposti dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. L’opera di studio dei documenti e la loro inventariazione è necessaria e prosegue dunque anche oggi.
I diversi fondi di cui è composto l’archivio sono in gran parte dotati di basi dati inventariali o file descrittivi, anche su base informatica; questi strumenti sono suscettibili di aggiornamento, così come l’articolazione interna dell’archivio, con il prosieguo dei lavori.
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