Università Cattolica del Sacro Cuore

Il Progetto

 

GENERARE COMUNITÀ NELLA CITTÀ DISEGUALE

Persone, attori protagonisti, pratiche e welfare di prossimità

 

Le città contemporanee appaiono oggi al centro di grandi processi di trasformazione economica, sociale e politica globale. Questo, da una parte, certamente genera nuovi problemi e nuove sfide a livello urbano, soprattutto in relazione alle diverse forme di disuguaglianza, esclusione sociale e povertà che paiono sempre più intensificarsi e radicalizzarsi. È in questo senso che diviene possibile parlare della configurazione di una vera e propria “città diseguale” che al tempo stesso attrae e respinge, include ed esclude, premia e punisce. Dall’altra parte, tuttavia, questo apre inedite possibilità di ripensare il paradigma urbano attraverso una prospettiva più sostenibile e inclusiva. Milano costituisce in tal senso un caso paradigmatico.

Entro una configurazione urbana siffatta, come rendere sostanziale il “diritto alla comunità” e insieme il “dovere di partecipare” come afferma la Dichiarazione universale, secondo possibilità e scelta aggiunge la Costituzione italiana?

Per rispondere a queste domande, il progetto di ricerca volge l’attenzione alle dinamiche del “fare comunità”, quest’ultima intesa non tanto in senso statico e reificato, quanto piuttosto in senso dinamico e processuale, quale concreto “effetto emergente” di una pluralità di pratiche di prossimità, condivisione e cura. È, infatti, quello di “comunità” un concetto caratterizzato da una definizione certamente non univoca e in molti casi ambivalente, la quale rischia sovente di scivolare verso i poli estremi del ripiegamento e della chiusura escludente oppure del dissolvimento libertario e nomadico. Ed è altresì per questo motivo che, a livello teorico, è decisivo porre l’attenzione sul “fare comunità” quale specifica logica d’azione, piuttosto che sulla “comunità” quale idealtipo a cui corrispondere.

Alla luce di questo scenario, il progetto di ricerca vuole concentrare l’attenzione sulle molteplici forme e pratiche del welfare di prossimità e, più in generale, del “fare comunità” presenti a livello urbano. Queste possono essere intese come effetto emergente di una pluralità di pratiche di prossimità, di condivisione e cura, formali e informali, dall’alto e dal basso. Numerose pratiche di welfare si sviluppano grazie ai servizi e agli interventi organizzati del welfare territoriale, sempre più orientati a operare secondo l’approccio della co-produzione e dunque grazie ai professionisti che costruiscono insieme ai beneficiari la risposta ai bisogni (la “città visibile”, nei termini di Michel de Certeau). Molte altre pratiche, tuttavia, nascono e si sviluppano “dal basso”, tramite forme diversificate di aggregazione e di ritessitura di legami di prossimità entro cui una pluralità di attori – al di fuori di ruoli professionali formali – sono attivatori e protagonisti di esperienze che ricostruiscono prossimità e partecipazione (la “città invisibile”).  

Obiettivo generale del progetto di ricerca è, dunque, quello di indagare attraverso una pluralità di metodologie e di prospettive disciplinari le diverse forme e pratiche di welfare e di prossimità presenti a livello urbano, al fine di mostrare se e in che modo queste consentono di attivare processi di rigenerazione comunitaria, così come di inclusione e partecipazione, nonché di rintracciare se e come si possano gettare ponti tra la città visibile e la città invisibile. 

    • Obiettivi (/progetto/obiettivi)
  1. Definizione dei fondamenti teorici, epistemologici e metodologici per l’analisi dei processi di generazione di comunità (concetti-chiave: diritto alla comunità, partecipazione, prossimità, cura).  
  1. Avanzamento della conoscenza delle dimensioni strutturali e processuali (disuguaglianza, vulnerabilità e povertà urbana; regolazione amministrativa …) che influiscono sulle condizioni della partecipazione e delle possibilità di contribuzione alla costruzione di comunità nel contesto metropolitano.  
  1. Avanzamento della conoscenza sul rapporto “città visibile” e “città invisibile” utilizzando come campo di osservazione una porzione di territorio esplorato etnograficamente per comprendere protagonisti, meccanismi, possibilità di connessione tra formale e informale, risposte istituzionali e risposte della cittadinanza, dimensione istituente e dimensione istituita. Ciò, anche focalizzando l’attenzione sui professionisti del lavoro sociale e su quelli che possiamo chiamare “informal community agents”, raccogliendo loro storie professionali e di vita, studiandone le pratiche quotidiane di lavoro e azione sociale. L’obiettivo è quello di comprendere se e come concorrano alla costruzione di forme di welfare di prossimità e di inclusione a livello urbano capaci di legare insieme formale e informale, le risposte istituzionali con quelle che nascono dalla cittadinanza, la dimensione istituente e quella istituita. 
  1. Indicazioni di policy in raccordo con i diversi stakeholder della ricerca (policy makers, rappresentanti della società civile; operatori del welfare di prossimità, Università…). In particolare, il progetto ha l’obiettivo di apprendere dalle pratiche analizzate a livello urbano e dalle storie dei professionisti impegnati nelle diverse forme di welfare di prossimità.

Dal punto di vista metodologico, il progetto prevede il ricorso a una molteplicità integrata di approcci disciplinari e di metodi di ricerca, secondo un approccio multi-metodo (e in alcuni WP mixed-method). Diverse tecniche di ricerca – qualitative e quantitative – saranno infatti utilizzate al fine di operare in sinergia per servire i diversi obiettivi di indagine (survey, studi di caso, interviste biografiche, analisi delle pratiche, etc.).