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Società anonima per l'esercizio dei Teatri alla Scala e Canobbiana
1815-1922
Il fondo è stato recentemente creato separando la documentazione della Società da quella dell’archivio proprio di famiglia, serie Imprese teatrali, e dalle carte intestate a Guido e Uberto Visconti. Si fa riferimento alle sottoserie
Duca Guido, Oggetti particolari, Teatro alla Scala 1898-1902 e Duca Uberto, Oggetti particolari, Teatro alla Scala 1898-1926
Il rapporto tra i Visconti e il mondo teatrale cittadino fu strettissimo fin dagli ultimi decenni del Settecento, legato sia ai vivaci interessi artistici, mondani e culturali della famiglia (i Visconti possedevano uno dei palchi più prestigiosi della Scala e altri ne acquistarono in seguito), che a ragioni più strettamente imprenditoriali.
Fu in origine il duca Carlo a gestire i teatri milanesi tra il 1828 e il 1830; sul finire della sua direzione, proprio nel 1830, furono eseguiti importanti lavori di ammodernamento e restauro della Scala. Tra il 1832 e il 1837 Carlo Visconti assunse direttamente la gestione del Teatro alla Scala, prima come garante dell’appaltatore Teodoro Gottardi, poi in prima persona come impresario. La morte del conte, avvenuta nel 1836, interruppe l’appalto che passò agli eredi e fu poi ceduto. Anche se la passione per la musica e il teatro fu coltivata da molti esponenti della famiglia, si deve attendere la fine del secolo per trovare un Visconti direttamente impegnato nella gestione del più importante teatro cittadino. Nel 1898 fu infatti costituita la Società anonima per l’esercizio del teatro alla Scala che vide il duca Guido Visconti di Modrone tra i più generosi contributori e primo presidente (il vicepresidente era Arrigo Boito).
Da molte stagioni i teatri lirici cittadini (va citata anche la Cannobiana che, rinnovata, dal 1894 assunse il nome di Teatro Lirico) si trovavano ad affrontare una difficile crisi economico-amministrativa dovuta alla mancata sovvenzione da parte del Comune di Milano e agli scarsi introiti da parte di privati possessori di palchi, i cosiddetti “palchettisti”. La Società, senza fini di lucro, si proponeva di risollevare non solo le finanze di un teatro che era stato costretto temporaneamente alla chiusura, ma anche restituire dignità culturale ad una istituzione così importante per la città. Le coraggiose scelte della nuova direzione sia in campo amministrativo che artistico (il nuovo direttore fu un giovane Arturo Toscanini) contribuirono all’affermazione della Scala come “tempio” della musica e al rinnovamento del teatro operistico italiano. Alla morte del duca Guido avvenuta nel 1902, il suo ruolo fu assunto con rinnovato impegno e medesime finalità dal figlio Uberto, anche se la Società anonima fu trasformata in una sorta di “gruppo esercente” di privati cittadini e palchettisti. Il conflitto mondiale costrinse il conte Uberto, partito per il fronte, a rescindere il contratto di gestione del teatro nel 1917. Nel 1920 sarebbe nato l’Ente Autonomo della Scala.
La documentazione è costituta da 11 buste di carteggio e 127 registri, con estremi cronologici dal 1815 al 1922.
Oltre ai consueti documenti amministrativi, le buste comprendono preziose testimonianze del mondo lirico operistico e teatrale non solo milanese ma anche italiano ed internazionale: contratti con gli artisti, locandine degli spettacoli, biglietti da visita di politici del Regno, elenchi di coreografi, attrezzisti, professionisti e cantanti, corrispondenza con gli esponenti del mondo musicale italiano, carteggi con le case editrici, opuscoli e quotidiani d’epoca. Alcuni fascicoli sono dedicati alla gestione dei teatri alla Scala e Cannobiana nei primi decenni dell’Ottocento. I registri includono i libri soci e gli elenchi dei contributori, i mastri e i verbali, gli incassi serali (i cosiddetti borderò), le scritture e i contratti e tre volumi di rassegne stampa. Il fondo è dotato di inventario.
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