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I re sapienti: da Salomone a Federico II
I Re sapienti: da Salomone a Federico II
Convegno organizzato da BIBLIA, Associazione laica di cultura biblica, nell’ambito di Palermo, capitale della cultura italiana 2018
Palermo, 12-14 ottobre 2018.
Il programma prevede anche una serie di visite guidate per conoscere la Palermo storica.
Gian Luca POTESTÀ parlerà sul tema Federico II di Svevia, Messia o antimessia?
Il biblista Piero Stefani così presenta la manifestazione:
Palermo capitale italiana della cultura del 2018. Alle spalle della città una lunga storia di popoli e culture. Vale ancora la pena di pensare ad alcuni di questi fecondi incroci di civiltà. Dalla riflessione sorgono spunti preziosi per muoversi con maggior consapevolezza nel nostro presente.
Per ben governare occorre essere sapienti? Platone rispose: certo che sì, e scrisse un lungo dialogo, La Repubblica, secondo il quale il governo sarebbe dovuto spettare ai filosofi. Aristotele prese però le distanze dal suo antico maestro e disse che un conto sono le utopie altro è la realtà. Per reggere la cosa pubblica occorre saggezza ma se non aspiriamo al regime perfetto concluderemo ben poco sul piano pratico.
Come stanno le cose per la Bibbia? Nell‘antico Israele l‘istituto monarchico fu introdotto tra molte difficoltà. Il primo re Saul fu deposto, il secondo, Davide, ebbe tante qualità (e difetti) ma non gli si attribuisce il dono della sapienza. Quest‘ultima fu invece di suo figlio Salomone. Il suo giudizio divenne proverbiale. Tutto in ordine perciò? Neanche per sogno. «Chi ben comincia è a metà dell‘opera» si dice; il proverbio però non garantisce che anche la seconda parte del percorso vada a gonfie vele. In vecchiaia Salomone si comportò in modi fortemente disapprovati dalla Bibbia. La conseguenza fu che, dopo di lui, il regno fu diviso.
Il regno di Giuda al sud era più piccolo di quello di Israele al nord, ma aveva per capitale Gerusalemme e come re i discendenti di Davide; godette dunque di molta attenzione tra gli scrittori biblici. Ebbene, fra tutti i re di quello stato, la Bibbia ne elogia solo due: Ezechia e Giosia. Lo fa a motivo della loro fedeltà al Signore, eppure entrambi condussero una politica estera disastrosa. Si deve forse concludere che l‘essere pii e onesti non basta per essere buoni governanti? Per governare occorrono anche forza e astuzia, come disse un famoso autore fiorentino?
Come comportarsi quando le autorità che ci governano sono straniere? Rifiutarle in toto? Dialogare con esse? A quanto ci è narrato, alcuni antichi maestri ebrei scelsero la via del dialogo interculturale e intrattennero lunghi rapporti con imperatori romani. Non sappiamo quanto di quello che ci è stato raccontato sia realmente accaduto; sia come sia, le narrazioni vogliono trasmetterci un messaggio di incontro e di comprensione. Oggi il multiculturalismo coinvolge tutti, esso però, a suo modo, era presente anche in epoche antiche. Attualmente è un fenomeno che riguarda la società, ma coinvolge pure l‘arte di governare.
Così avvenne anche nel Medioevo. Nella penisola iberica, impregnata dalla presenza di cristiani, ebrei e musulmani, primeggiò la figura di Alfonso X (1221-1284) re di Castiglia e di Leon e autore del più importante corpo di leggi medievali, le Siete partidas. E che dire di Federico II che nel Proemio delle sue Costituzioni melfitane (1231) si rifà al biblico uomo creato a immagine e somiglianza di Dio (Gen 1,26) e fatto poco inferiore agli angeli (Sal 8,6)? La sua corte, centro di cultura e luogo di incontro con la tradizione greca, araba ed ebraica resta un esempio da meditare non solo in relazione al nostro passato ma anche al nostro presente e futuro.